ni. Si tratta di codici, di documenti, di testi disseminati in varie città d’Italia e non tutti ancora resi di pubblica ragione. Varie le loro derivazioni, appartenenza, fattura e fisionomia, gli uni essendo scritti in slavo e gli altri trattando più o meno direttamente di Slavi o ad essi semplicemente riferendosi. Preziose fonti di codici slavi, anzi paleoslavi, sono la Biblioteca Vaticana e l’archivio di S. Pietro a Roma, con a capo quel glorioso Co-dex Assemanianus del secolo XI, che ha avuto l’onore di ben tre edizioni (1) e a sua volta è inaureolato da tutti quegli « illyrica » che attendono ancora il loro paziente e capace editore (2). Singoli codici slavi, glagolitici e cirilliani, si trovano inoltre alla Marciana di Venezia (3), all’Archiginnasio di Bologna (4), a Firenze, Siena, Milano e forse altrove (5), ma sono poca cosa al confronto dei loro fratelli maggiori o anziani conservati a Roma. (1) F. Racki, Assemanov ili vati\ans\i evangelistar, Zagabria, 1865; I. Crncic, Assemanovo izborno evangjelje, Roma, 1878; J. Vajs-J. Kurz, Evange-liarium Assentarti, Praga, 1929, 1955. (2) Alcune riproduzioni fotografiche sono pubblicate da ]. Vajs, Rukpvét’ hlaholskc paleografie, Praga, 1932. (3) D. Ciampoli, 1 codici paleoslavi della R. Biblioteca Nazionale di S. Marco, Roma, 1894; E. Teza, Di un breviario glagolitico del quattrocento, Accademia dei Lincei, 1896, e A. Cronia-L. Cini, Rivalutazione di una scoperta di Emilio Teza : l’«Editio princeps » dei breviari glagolìtici in Atti dell’istituto Veneto, CXI1I (1954-1955). (4) V. Jagic, Op. cit.; V. V. Kacanovskij, Op. cit.; A. Solovjev, Jedan srps\i letopis u Bolonji in Prilozi za \njizevnost, ecc. XVIII, 1938, p. 9. (5) Per Firenze cfr. S. Ciampi, Bibliografia critica, ecc., I, 361; C. Verdiani, il salterio Laurenziano-Voliniense in Ricerche slavistiche, III (1954), Il codice Dalmatico-Laurenziano, ibid. (1957) e G. Berti, Russia e stati italiani nel periodo risorgimentale, Torino, 1957. Per Siena cfr. F. Pastrnek, Chrvats\o-hlahols\y ru\opis Siens\y, Praga, 1900. Per Perugia cfr. A. Cronia, Contributo alla lessicografia serbo-croata in Ricerche slavistiche, II (1953). Per Milano cfr. P. Revelli, Nel giorno di Colombo in L’Illustrazione italiana, LUI (1926), n. 41, p. 295 e G. Barbieri, Milano e Mosca nella politica del Rinascimento, Bari, 1957. I codici glagolitici conservati in Italia sono ricordati anche da I. Mil-cetic, Hrvats\a glagoljs\a bibliografija in Starine, XXXIII (1911). Un inventario frettoloso di codici slavi alla Vaticana è fatto da A. Mai, — 73