A Bologna emergono i Polacchi, ma vi sono presenti anche i Boemi, mentre studenti di altre nazioni slave — soprattutto i Croati dell'Adriatico — come tali non sono qualificati e si sperdono in altre « na-tiones ». Sia dei primi che dei secondi, oltre che scolari, ci sono anche maestri e più volte si incontra un « polonus » che specialmente insegna astronomia e matematica, quali, per esempio, un « Albertus de Cracovia », dal 1454 al 1456, un « Jacobus de Polonia », un « Martinus polonus» e via dicendo. I Boemi avevano pure i loro insegnanti e preferivano gli studi giuridici, come un Enrico incaricato « ad lecturam Sexti et Clementinarum » dal 1467 al 1468 o un Niccolò Anser (evidentemente un Hus) per la « lectura Decreti » dal 1506 al 1507 (1). Padova fu soprattutto il grande vivaio polacco (2), specialmente dopo l’ampliamento dello Studio nel 1550, grazie all’appoggio delle autorità superiori di Venezia. Comunemente si fa ascendere a circa millequat-trocento il numero dei suoi studenti polacchi nel corso del secolo XVI. L’afflusso più intenso si verificò tra il 1560 ed il 1570; fu allora che la sola facoltà di legge contò in un anno da quaranta a sessanta scolari polacchi. Ma oltre agli studi giuridici, i Polacchi frequentavano le lezioni di rettorica e seguivano con fervore le discipline grammaticali per trarne poi tesoro nella patria cancelleria. E non pochi furono quelli che si interessarono alla lingua e alla letteratura italiana. Da ricordarsi 1941; S. Windakiewicz, Materiali per la storia dei Polacchi a Padova in Bui. Int. de l’Acad. de Sciences de Cracovie, 1892 e Scolari polacchi a Padova nel sec. XVI e a Bologna dal 1361 al 1600 in Archivio storico italiano, 1893; G. Maver, I Polacchi all’Università di Padova in 11 nono cinquantenario della nascita di Niccolò Copernico, Roma, 1933; A. Brillo, L’Università di Padova e la Polonia. Gli stemmi degli studenti polacchi in L’Europa Orientale, XIV (1934); A. Casti-glioni, Gli studenti di medicina polacchi all’Università di Padova in Atti del IV Congresso Naz. della Società ¡tal. di Storia delle scienze mediche e naturali, Siena, 1935; N. Nuoci, Zamoys\i, Copernico, Kochanows\i ed altri studenti a Padova, Padova, 1925; G. Fiocco, Le miniature di Francesco Alvarez nei Libri della nazione polacca in Résumés des Comunications pres. au Congrès (VII Congrès lntern. des Sciences historiques), Varsavia, 1933, II, 155. (1) P. Verrua, Umanisti ed altri «studiosi viri » italiani e stranieri di qua e di là dalle Alpi e dal Mare, Genova, 1924, pag. 39-40. (2) Naturalmente ci furono anche Boemi e fra questi il noto lessicografo Sigismondo Gelenius (Zikmund Hruby z Jeleni) che traduceva dal greco in latino e lavorava intorno a Plinio, ma era uomo di scarso criterio critico, secondo P. Verrua, Op. cit., 97. - 165