stito direttamente o indirettamente e abbondano perciò di particolari non trascurabili. Anche questa volta gli Slavi passano in sordina, ma quando è la lor volta, le informazioni sono giuste e ampie. Così, per esempio, emerge bene la parte che la Polonia ha avuto nelle guerre contro i Turchi e c’è tutta un’ampia relazione su l’incoronazione di Ferdinando a re di Boemia e del rispettivo « torniamento » organizzato per l’occasione a Praga. Per gli storici poco ferrati l’epoca loro contemporanea è sempre l’ancora di salvezza. La rappresentazione del mondo slavo riesce lacunosa ancora in un’altra storia universale, in Delle bistorte del mondo che arrivano al 1513 e, scritte da Giovanni Tarcagnota, nativo di Gaeta, ma oriundo della Morea, sono state poi continuate da altri e portate fino ai primi anni del nuovo secolo (1). Esse procedono a mo’ di cronologia, senza distinzioni di popoli o di stati e senza descrizioni geografiche. Gli Slavi vi figurano solo in parte. Dei Bulgari si ricordano le guerre con i Bizantini, la conversione al cristianesimo e la sottomissione turca. Dei Croati si dice solo che una parte del loro territorio è soggetto a Venezia. Si ricordano invece gli « Schiavoni » cioè gli Sloveni, le guerre loro con i Longobardi, la crisdanizzazione e le irruzioni in Italia. Della Boemia è riassunta brevemente e saltuariamente tutta la storia sino al periodo hussidco. Polacchi e Moscoviti acquistano rilievo solamente nelle parti aggiunte dai continuatori del Tarcagnota, cioè da Mam-brino Roseo e da Bartolomeo Dionigi e allora si discorre molto della Polonia, del suo re Enrico IV, delle sue simpatie per l’Italia, ecc. e si discorre pure di Basilio Granduca di Mosca e delle sue guerre con i Polacchi e con i Turchi. Il Tarcagnota viene quindi a confermare quanto si è detto a proposito del Guazzo. E così la messe di storie universali e di storie particolari si esaurisce. Anzi che vagare fra altre storie generali (2), soffermiamoci su quella che di esse è la più importante: la Historia d’Europa (3) di Pier Francesco Giambullari. E’ una storia che ha i suoi difetti, non controlla ri- (1) Io ho consultato un’edizione veneziana del 1610 in 5 parti e in 6 grossi volumi. (2) Come esempio cfr. G. B. Adriani, Storia dei suoi tempi, che va dal 1536 al 1574. Per la bibliografia cfr. E. Fueter, Geschichte der neueren Historiogra-phie, 3 ed. Monaco-Berlino 1936, e, per le idee e metodi, B. Croce, Teoria e storia della storiografia, 3 ed. Bari, 1927. (3) P. F. Giambullari, Historia d’Europa, ediz. postuma, Venezia, 1566. — 125