Anche Serbi e Croati hanno avuto i loro uomini illustri che hanno visitata l’Italia e che come vi hanno colte molteplici impressioni, così forse informarono gli Italiani sulla loro patria. Antun Mihanovic, l’autore dell’inno nazionale croato, a Padova si sentì rivoluzionare dalle idee incendiarie di quell’ambiente studentesco e qui scrisse e stampò, in latino e in croato, il suo primo manifesto letterario auspicante il risveglio della sua nazione. Ivan Kukuljevic Sakcinski a Milano, dove ebbe contatti col nostro Biondelli, ripudiò l’uniforme militare austriaca per dedicarsi alla letteratura e là con l’immagine patetica dell’Italia, che rompeva le catene della schiavitù e fremeva tutta nella sua letteratura, guadagnò alla poesia croata il suo più celebre vate, il giovane Preradovic, che sposerà una nobile zaradna, Paolina de Ponte, con la quale corrisponderà in italiano (1). Ecco il Demeter, che dopo avere studiato a Padova, ritorna in patria saturo di poesia patriottica, romantica. Ecco Nemcic che visita ramingo l’Italia e ne scrive le prime impressioni. Ecco, fra i Serbi,, il Nenadovic che viene in Italia a cercare alimento alle sue idee liberali e che con le sue « Lettere dall’Italia » (Pisma iz Italije) introduce in Serbia la letteratura di viaggio. Ecco infine il grande principe e poeta montenegrino, il vladika Petar Petrovic Njegos, autore del famoso e perciò più volte tradotto anche in italiano Gorskj Vijenac (Il serto della montagna), che viene in Italia e si ferma a Venezia, a riesumare la storia dei suoi archivi, a Napoli, a cercare ristoro al male che lo mina, e a Roma dove, in Vaticano, sdegnoso non vuole toccare le catene di S. Pietro perché i Montenegrini, ribelli ad ogni forma di schiavitù, ne detestano anche ogni simbolo... Ma chi fu veramente operoso in Italia e caldeggiò lealmente l’idea di un’intesa italo-slava, fu il conte raguseo Medo Pucic o, come egli si diceva in italiano con voce propria dell’antica onomastica dalmata, Or-satto Pozza. Educato al Liceo di Venezia e all’Università di Padova e passato poi temporaneamente al servizio dei Borboni a Lucca e a Par- viltà fascista, V (1938), II; G. Maver, La letteratura croata in rapporto alla letteratura italiana nel voi. mise. Italia e Croazia ed. dall’Accademia d’Italia, Roma, 1942. Vedere pure l’articolo di V. Popovic in fugoslovens\i istoris\i casopis, I, n. 3-4 sulle caratteristiche del risorgimento italiano e lo jugoslavismo, e il voi. di V. Bogdanov, Hrvats\a Ijevica u godinama revolueije 1848-49, Zagabria, 1949, a pag. 118 e ss. (1) Vedere il romanzo di una sua nipote Paula von Preradovic, Pavé e Piero, scritto in tedesco, tradotto in italiano da Anita Rho, Torino, 1942. 374 —