ora assumendo un ritmo sempre più rigoglioso e come crescono di numero, così aumentano di prestigio. Il repertorio loro vagheggia diverse visioni e registrazioni, e arieggia tanto 1’« epitome » o il « breviarium », quanto i « commentari », gli « specula » o addirittura le « rapsodiae ». Le fonti di informazione alternano le vecchie testimonianze a nuove, dirette esperienze. I quadri si allargano e assieme a popoli già noti e descritti comprendono popoli ignorati e scarsamente notati. Gli Slavi appena sfiorati e colti in singoli loro raggruppamenti etnici o statali, vengono meglio individuati e intesi nella loro totalità. Siamo ancora lontani da risultanze esatte ed esaurienti, ma evidente ne è il progresso e più evidente ancora la tendenza alla revisione, al rinnovamento del retaggio storiografico e alla ricerca di nuovi mondi e allo sfoggio di nuovi panorami. In storie universali, dettate, soprattutto, dall’opportunità della compilazione e della chiarezza, e dal gusto della sintesi e dalla preoccupazione deH’ammaestramento, sarebbe vizioso voler cercare prove particolari di interessamenti speciali agli Slavi. Esse valgono, se mai, a provare quale era l’idea che allora si aveva degli Slavi in generale e quali ne erano le raffigurazioni. Anche queste però perdono del loro significato, quando vagano nell’immensità e nella monotonia dei « compendi » e delle « cronologie ». Semplice atto di fugace presenza vediamo fare dagli Slavi, per esempio, in quella compilazione annalistica che è l'Opus de temporibus suis (1) di quello scrittore e uomo politico ancora quattrocentesco che è Matteo Palmieri; vi sono ricordati i Boemi per le loro guerre con l’Ungheria, e la Russia per il suo vescovato di Kiev. Lo stesso Palmieri, o l’anonimo Mattia (+1483), continuando il Chronicon (2) di S. Girolamo tramandato nella lezione latina di Panfilio Eusebio, inserisce qualche notizia su i Boemi, su gli Slavi meridionali e su i Tatari confusi con i Russi. Ma sono scarse e aride notazioni annalistiche. La Boemia con i suoi hussiti e con il suo re nazionale Giorgio da Podèbrady ricom- (1) M. Palmieri, Opus de temporibus suis ab anno MCCCCXL1X ad annum MCCCCLXX11, Milano, 1475 (?), Venezia, 1483, Parigi, 1512 e numerose altre edizioni. Io ho consultato quella di Rerum italiearum scriptores, XXVI (1915). (2) Pamphilius Eusebius, Chronicon a S. Hieronymo lat. versum, et ab co, Prospero Britannico et Matthaeo Palmierio continuatum. Venetiis, 1483. Impressione consimile ci fa il De situ orbis, Neapoli, 1496, di Zacharia Lilius, disposto in ordine alfabetico come il De montibus, sylvis, ecc. del Boccaccio. — 121