tifici perché servivano anzitutto a controbilanciare la situazione in Dalmazia, la cui Chiesa del Thema latino riconosceva solamente l’autorità del patriarcato bizantino o del suo esarcato di Ravenna. Essi potevano poi diventare un prezioso tratto d’unione con la Bulgaria, che, come vedremo, in quel momento stava a cuore in special modo a Roma per esautorare e bloccare l’invadenza o l’influenza di Bisanzio. Erano infine dei neofiti slavi che potevano facilmente aderire al movimento ci-rillo-metodiano, come lascia trapelare quella figura di « Joannes, lingua slavonica Ivan », su cui non si è fatta ancora luce (1). Erano, insomma, l’elemento essenziale di quella che potremmo dire la « politica slava » di Giovanni Vili. Di qui, tra l’873 e l’880, tutta una serie di atti, missioni, lettere pontificie a « Domagoi duci glorioso », « Dilecto filio Sedesclavo, glorioso comiti Sclavorum », « Dilecto filio Branimir », « Excellentissimo viro Branimiro », « omnibus venerabilibus sacerdodbus et universo populo » eccetera, in cui si esorta a reprimere la pirateria, si raccomandano legati pontifici inviati in Bulgaria, si deplora che questa sia caduta sotto la potestà bizantina, si invitano le città del Thema dalmato a ritornare in grembo alla Chiesa romana, si esalta la fedeltà a Roma del popolo croato e lo si incita a perseverare in essa. Emerge la speciale consacrazione di Teodosio a vescovo di Nona. Emerge il linguaggio adulatorio con cui or si esprime la gioia per la « fides et devotio » croate, ed or si prodigano benedizioni — « elevatis sursum manibus » — ai principi croati e « omni populo tuo, omnique terrae tuae »... (2). Con tali occhi il papato guardava alla Croazia ai tempi di Giovanni Vili e dei Bra-nimiridi. Ingerenza nella chiesa bulgara Anche la Bulgaria entrò nell’orbita della politica slava di Giovanni Vili. Lo aveva preceduto, però, Niccolò I, pontefice pure di larghe vedute e di modi risoluti. Egli, che aveva risollevato il prestigio della (1) D. Farlati, lllyricum sacrum, Vcnetiis, 1759-1819, IV, 209; F. Bianchi, Zara cristiana, Zara, 1877, II, 270. (2) Le lettere pontificie sono state raccolte e pubblicate da G. D. Mansi, Op. cit., voi. XVII, 243 ss.; Ph. Jaffé, Op. cit., n. 2585 ss.; F. Racki, Documenta historiae chroaticae periodum antiquam illustrantia, Zagabria, 1877, pag. 6 ss.; Farlati, Op. cit., III, 75, IV, 207 ss.; — Monumenta Germaniae historica. Epistole, VII. — 7