nel senso moderno della parola. Egli cioè, in occasione di un corso di letterature slave tenuto a Catania nel 1888, scrisse due volumetti di Letterature slave (1) che sono la terza storia delle letterature slave in Europa, dopo la embrionale « Geschichte der slawischen Sprache und Literatur » di Safarik (1826) e dopo la più fortunata « Istorija sla-vjanskih literatur » del Pypin (1879-1884). Naturalmente è frutto acerbo di un principiante, elaborato su fonti di seconda mano, infarcito di errori nelle idee, nei nomi, nelle date, nella ripartizione della materia, anche se ogni letteratura è trattata a parte, e se nella illustrazione di qualche autore rivela una certa sensibilità letteraria e non manca di comprensione per vari problemi slavi. In ogni caso, per il tono e l’intento encomiastici che l’ispirano da capo a fondo, è opera che ha svolto egregiamente il suo compito divulgativo e storicamente è un interessante punto di riferimento. L’« Introduzione » poi di queste « Letterature slave » non è altro che la prolusione al surricordato corso di lezioni tenute a Catania, pubblicata a parte col suggestivo titolo di Destini della stirpe (2). Vi si discorre dell’importanza e dell’efficienza del mondo slavo, di etnografia, di panslavismo, di religioni, di canti popolari, di storia, letteratura e lingua, e vi si discorre anche in tono altamente poetico, sincrono e glo-rificativo. Così in seno a una alata orazione affiora spontaneo il concetto di una filologia slava intesa come scienza storico-culturale della vita spirituale di tutti gli Slavi. Con gli stessi criteri e intenti il Ciampoli riunirà più tardi, in « studi letterari » e « saggi critici » di letterature straniere, tutta una serie di temi slavi, che vanno dal Montenegro all’Ucraina, dal « Canto della schiera di Igor » a Tolstoj e Gorkij, e che con certi autori rivelano discreta familiarità perché tradotti, sia pure molto spesso di seconda mano, dal Ciampoli stesso. Nel maneggio della critica poi — del resto molto piatta e contenutistica — portano seco osservazioni proprie di chi, come il Ciampoli, inventava versi e prose, e si rivestono di una forma che ne rendeva facile, bella la lettura specialmente a chi non andava in cerca (1) D. Ciampoli, Letterature slave, Milano, voi. I, 1889, voi. II, 1891, nel la serie dei « Manuali Hoepli », LXXX, LXXXI. (2) D. Ciampoli, Studi slavi. Destini della stirpe. Introduzione a un cono di letterature slave nella R. Università di Catania, Acireale, 1888. 508 —