che, naturalmente, più che autentica poesia, sono esercitazioni metriche. Analogamente apprese e coltivò altre lingue slave (1). La sua slavologia, è vero, si perde e si confonde nel mare magno della sua « poliglottia », ma come questa, pur trascendendo ogni contingenza e categoria umana, in certo qual modo si attaglia bene al cosmopolitismo dell’epoca in cui si temprò la sua personalità, così la sua conoscenza delle lingue slave, legata come è a circostanze proprie della nuova situazione politica (truppe slave in Italia con Napoleone, contro Napoleone e dopo Napoleone!), rispecchia o ricorda certi interessamenti al mondo slavo che non restarono senza effetto nel campo della storiografìa, della letteratura e, persino, della linguistica. Perciò più che nel quadro del primo romanticismo, il Mezzofanti acquista rilievo nella sua fase preliminare. Ma non è alla slavologia che egli deve la sua fama. Ad essa ha tributato quelle piccole cure che abbiamo voluto sottrarre all’oblio per avere più completa la visione del periodo preso in esame. E siccome Mezzofanti (morto a Roma nel 1849) ci porta in pieno Ottocento, finiamo qui le nostre divagazioni sul Settecento e in particolare sul suo ultimo periodo con le non fallaci impressioni che ci hanno lasciato la scoperta e la valorizzazione della poesia popolare serbo-croata, l’ammirazione rivelatrice per la Russia* la personalità di un Italiano come l’Appendini e la sensibilità della stampa periodica e delle regioni di confine alle voci provenienti dal mondo slavo. Sono tutte cose nuove e che non si esauriranno in se stesse : anzi nella nuova età saranno suscettibili di progresso e di successo. (1) A. Manavit, Esquisse historique sur le Cardinal Mezzofanti, Tolosa, 1853, li ed. Parigi, 1856; C. W. Russell. The Life of Cardinal Mezzofanti, Londra, 1858 e, meglio, nella versione italiana, Bologna, 1859; C. Tagliavini, Parlava cento lingue il cardinale Mezzofanti in Le Lingue estere, XIV (1940), n. 3. Per ■a ricca biblioteca del Mezzofanti cfr. l’inesatto Catalogo della libreria dell eminentissimo cardinale G. G. Mezzofanti, Roma, 1851 di F. Bonifazi. Per la cono-scenza del polacco e le relazioni con la Polonia cfr. H. Barycz, fózef Mezzofanti a l'ols\a in Silva Rerum, l-VI-1931, pag. 17. — 351