descrizioni particolari di città o di monasteri, tra cui soprattutto interessante quella di Belgrado o del monastero lazariano di Ravanica; non mancano anche riferimenti a usi e costumi e considerazioni di natura politica. Tenerezza speciale dimostra il Pigafetta per la Bulgaria, cui rivendica la Tracia «parlandosi bulgaro da Zemische in quà»; ne ammira la bellezza del paesaggio, rievoca le remote origini del suo popolo e descrive danze popolari, alle quali egli stesso in momenti di svago ha assistito. Ciò non toglie che anche qui non gli sfugga qualche inesattezza, e, a proposito della lingua o delle lingue che vi si parlano, osservi candidamente: «Gli habitatori parlano crovato, ch’è lor naturale, ma più corrotto. Questi popoli bulgari (sotto il qual nome si compendiano et li Serviani et Rasciani, Bossinesi, Crovati, Schiavoni, et altri che hanno la medesima lingua) uscirono di Scithia... ». Ma tutto sommato è un equivoco e non è tanto grave da adombrare la luminosità della sua opera. A questi viaggiatori o « inviad » veneziani, se non altro per ragioni di cronologia, si potrebbe accodare Luigi Bassano da Zara (inviato in Turchia intorno al 1550 dal cardinale Ridolfi) con la sua Informa-tione sui costumi dei Turchi (1), che oltre che dei popoli slavi ha la migliore conoscenza anche delle lingue loro, ma egli più che veneziano è suddito di Venezia e più che nella sua orbita milita in quella ecclesiastica della Chiesa romana; va, perciò, trattato a parte (2). Compito di questo capitolo è stato invece il vedere perché, come e quando la rinascimentale e serenissima repubblica di Venezia si è interessata agli Slavi e quanto preziosa possa essere agli stessi Slavi, alla loro storiografia la messe copiosa delle sue informazioni (3). (1) Pubblicata da F. Sansovino nel suo volume miscellaneo Dell’historia universale dell’origine et imperio de Turchi parte terza, Venetia, 1561. Studiata da P. Matkovic ne! voi. LXII del Rad a pag. 129 e ss. (2) Per lo stesso motivo ricordiamo solo in nota l’opuscoletto Historia di Zi-ghet, ispugnata da Suliman, re de’ Turchi, l’anno MDLXVl, Venezia 1570, che e versione anonima dell’opuscolo latino di Samuel Budina (Budapest, 1568) e che ci porta già nella letteratura turchesca della Controriforma. Cfr. M. Malbasa. ’/ alijans\i prijevod opisa sigets\e Catastrofe iz g. 1570 in Osjec\i zborni\, IV (1954). (3) Di qui appunto le edizioni slave di « Acta », « Monumenta », « Relatio-nes », « Commissiones » venete che nelle note precedenti sono state ricordate. Non abbiamo ricordato il pregiato Iter Buda Hadrianopolim anno MDL11I di - 119