0 serrarsi in falange letteraria contro i Turchi. Qui, sorvolando su numerose loro opere, in prosa e in versi (1), le quali in descrizioni geografiche, in narrazioni storiche, in sillogi epigrafiche ed in biografie hanno fatto luce più o meno indirettamente e sommariamente anche su territori, avvenimenti e personaggi slavi, ricorderemo solo alcune pubblicazioni che hanno particolare importanza per il nostro argomento. Ecco l’opera principale del raguseo Lodovico Cerva: Commentarla de rebus quae tempore eius gestae sunt (2). Sono commentari agli avvenimenti che vanno dal 1490 al 1522. Partono dalla morte di Mattia Corvino, re d’Ungheria, e seguono gli eventi storici dei principali stati di Europa. L’osservatorio è naturalmente Ragusa e da qui acquistano speciale rilievo gli stati, con i quali Ragusa aveva particolari contatti ed alla cui sorte si interessava in modo particolare, quindi Ungheria e Turchia nel settore balcano-pannonico e Venezia e lo Stato pontificio nella penisola appenninica. Ma non si perdono di vista né Austria, né Boemia, né Polonia (ricordo in particolare la battaglia di Varna del 1444) né altri stati. L’autore oltre che bene informato, è tanto libero nei suoi giudizi — sia che muova appunti ai pontefici romani o sia che guardi con indifferenza allo scisma greco-latino — che il libro suo fu messo all’indice: magnifica creazione umanistica retta dalla libera interpretazione dei fatti, pervasa dall’idea di ammaestramenti morali e politici e temprata in un accurato stile sallustiano. Sia artisticamente — per certe movenze che arieggiano al periodo ritmico-sintattico della poesia — che storicamente è ancor più importante l’orazione che il domenicano Vincenzo Pri-bevo (Pribojevic) di Lesina tenne nella sua città natale nel 1525 e poi pubblicò a Venezia nel 1532: De origine successibusque Slavorum (3). (1) E per tutte si rimanda alle opere già citate di A. Cronia. (2) Si ricorda una sua edizione di Firenze, ma l’edizione, di cui si sono conservati gli esemplari, è quella di Francoforte del 1603. C’è poi un’edizione di Ragusa del 1784. (3) Tradotta anche in italiano da Bellisario Malaspalli: Della origine et successi de gli Slavi. Oratione di M. Vincenzo Pribevo, ecc., Venezia, 1595. Cfr. l’edizione critica di G. Novak: Vin\o Pribojevic, O podrijetlu i zgodama Sla-vena, Zagabria, 1951; cfr. pure l’articolo di A. Schmaus, Vincentius Priboevius, ein Vorläufer des Panslavismus in fahrbiieher für Geschichte Osteuropas. N. R. 1 (1953), fase. 3 e l’ampia recensione di A. Cronia in Ricerche slavistiche, III (1954). 172 —