Molte e belle e — per allora — nuove cose ci dice la slavologia mazziniana, di varia provenienza e di vario valore, derivata da esperienze personali, da molteplici informazioni e da meditazioni e convinzioni profonde. Da uno sfondo caleidoscopico, su cui non fa di sé mistero la cieca fiducia nell’avvenire degli Slavi, emerge in nuova e bella e giusta luce l’importanza del mondo slavo, di cui sono colti bene molti tratti reali e spirituali e soprattutto i principali aspetti dei suoi moti risorgimentali. Ma, presentando il mondo slavo aspetti avviluppati e antitetici ed essendo stato il Mazzini più suggestionato che illuminato dagli informatori cointeressati ed essendogli mancata la debita cognizione di problemi specifici ed avendo egli scambiato spesso i sogni con la realtà, molte sue idee risultano confuse, inesatte o addirittura ingenue, soprattutto quando discorre di panslavismo, che non ha capito affatto, o quando esalta la poesia popolare che spesso confonde con quella dotta. E’ l’utopista, è l’astrattista, è il sognatore che nasce dall’esaltazione dell’idea e le cui visioni suonano più monito o utopia che non riflesso di una situazione logica e realizzabile. Ma se il suo visionarismo porta fatalmente all’utopia, è sempre un’utopia densa di esperienze intensamente vissute, e che contiene germi di vita e precorre eventi successivi. Torna quindi sempre ad onore dell’Uomo che l’ebbe cara e del Popolo che l’ispirò. Difficilmente gli Slavi troveranno un secondo, simile apologista (1). Altri sbandieramenti di programmi Intorno, assieme e contro il Mazzini tutta una pleiade di scrittori democratici e di uomini politici si appassionò con psicologia tipicamente quarantottesca al problema delle nazionalità, dei movimenti popolari, delle intese italo-slave, e suscitò desideri di affratellamenti e sbandiero idee e programmi di accordi e di alleanze. Non mancò però il mordente dello scetticismo, che alle « nuove trovate » preferiva i fatti concreti e giustificava la propria guardinga prudenza con quella degli altri. Quindi amicizia, accordi, alleanze, sì, ma non oltre i limiti delle opportunità politiche e delle necessità diplomatiche. In ogni caso conoscersi meglio (1) Ricordo a proposito il bell’articolo di F. Momigliano, 1 popoli slavi nell’apostolato di Giuseppe Mazzini in Nuova Antologia, I, giugno, 1915, e, dello stesso, il volumetto Giuseppe Mazzini e la guerra Europea, Milano, 1916 (cap- M Squilli e moniti dei poeti slavi, cap. V 11 risorgimento d’Italia e la rinascita slava, ecc.). 392 -