sfortunato re Stanislao e corredarlo di tutto un compendio sulla storia della Polonia (1). Ma erano voci che si perdevano nel frastuono di mille altri rumori. Così gli avversari di Napoleone o, meglio, i reazionari esaltarono la Russia direi più per ripicco o per speculazione che per vera simpatia e spontaneità. Spontaneo può essere stato il « romanzo storico » o racconto, che il torinese Davide Bertolotti, lirico d’occasione e facile narratore, scrisse su 11 ritorno dalla Russia toccando una corda che vibrava ancora nei cuori italiani (2). Onesto e nobile, oltre che robusto il canto in terzine di Giovanni Redaelli su La ritirata di Mosca perché ormai l’Italia vi è chiamata ad armarsi di ferro proprio e a non fidarsi più di chi l’aveva lusingata e depauperata. Esenti da speculazioni politiche i due volumetti di prose e poesie del Karamzin che il dottor Carlo Cetti, « interprete e sacerdote » — come dice nella prefazione — « della Musa meno colta, ma dal labbro più armonioso in Europa », volle tradurre direttamente dal. russo, conservandone il testo originale a fronte e offrendo così agli Italiani un’autentica primizia o delicatezza letteraria (3). Invece antinapoleonico e reazionario per eccellenza fu il semiclassico e semiromantico veronese Girolamo Orti, il quale volle celebrare Alessandro I di Russia e scrisse, in quattro canti, una Russiade, che è storia romanzata, sì, delle campagne napoleoniche, delle vittorie degli alleati fino all’ingresso a Parigi e alla istituzione della Santa Alleanza, ma suona soprattutto esaltazione di Alessandro I, il novello Ulisse che all’Europa darà giustizia, ordine e pace: antipatico e tronfio e goffo omaggio poetico all’indirizzo di quella Sacra Lega che diverrà strumento di (1) Sophie Renneville de Sennaterre, Stanislao, Re di Polonia. Romanzo storico con un compendio della storia di Polonia e di Lorena, voli. 6, Livorno, 1808. (2) Su di lui poche cose si trovano nell5 Ottocento di G. Mazzoni, voi. II> 847. (3) C. Cetti, Poesie e prose di Karamzin tradotte dal russo, I parte, Venezia, 1812, II parte, Bologna, 1814. Fedeli le versioni in prosa, meno fedeli quelle in versi. Interessante la prefazione dell’autore o « L’Ermeneuta all’Italia » : « Eccoti la Musa de’ gelati Rifei, che sale per la prima volta il tuo Parnaso, o Italia! E questa la Musa meno colta, ma dal labbro più armonioso in Europa. Poco la p«' regrina modesta Vergine osa cantare per ora al tuo cospetto, o gran Madre di apollinei spirti; ma se tu propizia l’accogli, se l’ascolti benigna, e la sentir'1-ben tosto proseguire i suoi patetici carmi, e conoscerai d’anno in anno altre Cj mene, me interprete e sacerdote». 344 -