do di condursi verso gli Slavi. E si ebbe un complesso di opere, il cui repertorio se non in qualità ne guadagnò certo in quantità. Un’opera complessiva su gli Slavi in generale non fu scritta. Si tenne presente, sì, 1’« idea slava » e con essa il monismo della reciprocità slava, ma o la si trattò — o piuttosto la si sfiorò — in opere di argomento particolare su singoli popoli slavi, o la si considerò in alcuni suoi particolari aspetti in ordine di tempo, di luogo e di idee. E punto di riferimento furono le idee già espresse dal nostro Risorgimento, per cui discordanti ne furono e interpretazione e intonazione (1). E si confuse ancora slavofilismo con panslavismo e Russi e Slavi furono considerati « termini antitetici », ché — sopravvivendo ancora la tesi mazziniana — gli Slavi dovevano fungere da contrappeso all’imperialismo russo e di essi si doveva valere anche l’Italia per tenere lontana la Russia dal Mediterraneo e daH’Adriatico. In quanto alla Russia, potremmo ripetere, senza esagerare, col Pettinato, che essa, specialmente dopo la Rivoluzione, ispirò una sorta di panico tra politico e metafisico. Da prima si volle rivedere la sua storia secondo gli studi più recenti e presentare gli aspetti suoi meno noti al pubblico italiano superando vecchi pregiudizi, distinguendo la Russia del popolo da quella del governo e cogliendone la vera fisonomia nella società contemporanea, negli uomini, nelle cose e nel pensiero. Chi poi studiò a parte le sue fasi e vicende storiche e chi trattò argomenti attinenti all’Italia. Ma soprattutto ci si appassionò alla sua Rivoluzione e, senza averne intesa bene tutta l’entità, si gettarono le basi di una letteratura che col tempo diverrà sempre più rigogliosa. E non mancarono buone menti e buone penne, fra cui, assieme al Giordani, autore di due volumi di Storia della Russia, si distinse il forbito e acuto giornalista Concetto Pettinato, che visse a lungo in Russia e, col suo fine dono di orientamento e di osservazione, lasciò delle pagine esemplari — frammiste a descrizioni un po’ futuristiche — sulla Russia e i Russi nella vita (1) F. Momigliano, 1 popoli slavi nell’apostolato di G. Mazzini, Roma, 1915; G. Salv adori, L’idea slava nella mente di Niccolò Tommaseo, Roma, 1916; F. P. Giordani, La rivoluzione del 1848 in Austria e gli Slavi, Roma, 1917 (dello stesso autore, cfr. l’articolo, tante volte citato male, Letteratura popolare slava. Il guslo [non « gusto »] slavo e le sue influenze sul romanticismo in Nuova Antologia del 16 agosto, 1917); G. Gorrini, L’Italia e gli Slavi, Torino, 1918. 586 —