Altro pregio della sua Cronaca è il senso di serena imparzialità, cui egli si ispira e si attiene. Benché i Croati appaiano ai suoi occhi come nemici di Venezia, egli li tratta come gli altri personaggi della sua storia senza ledere la verità della narrazione e la serenità dell’esposizione. E sia che rievochi regicidi o tradimenti anche a danno di Venezia, o sia che metta in evidenza suggestivi fatti d’arme, azioni gloriose della patria sua, è, di norma, sereno, imparziale, misurato nelle espressioni, senza parole amare, senza esaltazioni, senza attributi. Un cappellano divenuto uomo politico e cronista ad un tempo non poteva trattare meglio la storia dei tempi suoi in momenti così incerti. C’è in lui il senso della verità spassionata, la misura del tempo e degli uomini, la comprensione e il rispetto per il nemico, il bisogno di guardare alla storia municipale oltre la sfera dei campanili cittadini, per cui non mancano, sia pure incidentali, anche notizie di altri popoli slavi: bulgari e sloveni sopra tutto. Ma la visione che ci dà dei Croati resta documentaria e doppiamente documentaria sia per i Croati stessi, che vi trovano notizie ignote ad altre fonti e vi attingono a piene mani (1), sia per la repubblica di Venezia, la quale per bocca dei suoi storici dimostra come essa sapeva conoscere e trattare i popoli che entravano nell’orbita dei suoi interessi. Il ruolo è tutto politico, ma la verità storica non ne scapita. Sono ancora, dunque, ragioni politiche quelle che fermano l’attenzione degli Italiani su gli Slavi. Il valore delle nodzie su i Croati che Giovanni Diacono annota nel suo « Chronicon », rifulge ancor più se si paragoni quello che egli ci ha tramandato con quello che si può trovare in altre cronache analoghe della stessa epoca o di quelle successive. Poco direbbe la successiva e grande « Cronaca Veneta » di Andrea Dandolo che va fino al 1280, anzi fino al 1339, anche se, continuando Giovanni Diacono, riferisce su qualche nuovo fatto croato, perché è in gran parte semplice valorizzazione del « Chronicon » di Giovanni e delle sue fonti. Meno ancora tutti quegli « Annales » medievali, municipali, di Milano, Lodi, Piacenza, Forlì, ecc. che figurano nelle grandi collane di « Monumenta Gerimniae histórica » e di « Rerum italicarum scriptores » anche se in uno di essi appare la prima notizia sulla famosa battaglia di Kosovo (1) Cfr. il lusinghiero giudizio del grande storico croato F. Racki, Scriptores rerum chroaticarum pred XII. stoljecém in Rad, LI (1880). - 43