là qualche capitano slavo, soprattutto polacco (1), e prendiamo ad esempio, invece, l’opera più caratteristica ed autorevole ai tempi suoi, gli Elogi di capitani illustri del barone napoletano Lorenzo Grasso (2). Benché egli si auguri che la sua opera « serva d’incitamento a virtuosamente operare... e ad operare a sostenimento della Cattolica Religione » e la dedichi a Carlo II di Spagna e vi faccia posto a re ed imperatori d’ogni nazione, pure vi è tenuta in grande conto la virtù guerresca, vi è sentita la personalità umana e gli Slavi vengono accolti non per i loro « titolari », ma per le loro azioni. E vi sono rappresentati Boemi, Polacchi, Russi, Ucraini e Croati, tutti di quell’epoca e tutti, chi per una chi per l’altra ragione, notissimi ai loro tempi (3). E tutti sono trattati nello stesso modo: dal ritratto fìsico e morale, anzi dalle incisioni alle epigrafie in versi finali (4). Ed è una bella affermazione slava. Vi senti la crescente emergenza slava nel teatro della storia europea e d’altra parte non ti sfugge la consapevolezza che ne ha l’Italia. Gli « Elogi » del Crasso sono un eccellente barometro della situazione europea nella seconda metà del secolo XVII, vista da un osservatore italiano. Usi e costumi e altre curiosità Il piacere di conoscere l’uomo non solo sulla scena dei fatti d’armi, ma anche nella vita pubblica e privata, il bisogno quindi di allargare e approfondire la storia e la geografia, rese care, sulla scia di reminiscenze rinascimentali, varie raccolte iconografiche e vari cataloghi o epito mi di usi e costumi di popoli di tutto il mondo, nei quali gli Slavi hanno avuto il posto che loro spettava. (1) P. es. Ritratti di cento capitani illustri, Roma, 1660; Pompilio Tom, Ritratti et Elogii di capitani illustri, Roma, 1635. (2) Si cita la sua I edizione a Venezia, del 1666, ma la più comune è quella napoletana del 1678 o quella veneziana del 1683 che appunto da noi è stata consultata. (3) E questi sono: Alberto Valstain Duca di Fridland, Alessio Micalovicz Gran Duca di Moscovia, Bogdano Kmielnieski, Conte Niccolò Zrino, Giorgio Bastiano Lubomirski, principe dell’imperio, Ladislao IV re di Polonia, Michele Fedorovichio Gran Duca di Moscovia, Stefano Zerneschi palatino di Russia. (4) Se mai la figura del Chmielnicki è trattata troppo severamente, per cui alla fine si hanno i bisticci acidi : « victus victor, fugatus fugator... Regis ribel-lis, a Rege veniam petiit... ». 222 —