mento della storia boema e il riconoscimento dell’importanza che vi ha il movimento hussitico. Ne danno il tono l’abile maneggio della materia, l’assenza di pedanteria, anzi la ricerca dell’effetto, la vivacità e la spontaneità della forma, l’eliminazione di elementi secondari e la emergenza invece epica, drammatica, plastica di quadri e figure che sono i capisaldi della presentazione e ai quali tutto il resto fa da semplice scenario. Come in tutte le storie umanistiche e non umanistiche dell’epoca e in generale in tutta la storiografia, anche nell’opera del Piccolo-mini non mancano inesattezze, lacune e più o meno evidenti errori nell’ordine cronologico, nell’interpretazione di singoli fatti, nella confusione di nomi e via dicendo. Ma essi sono imputabili più che alla fretta, con cui l’autore stese l’opera, alla varietà e alla labilità delle fonti, cui ha attinto. Il Piccolomini, storico umanista di ampie prospettive, sorvola facilmente su fatti di minore rilievo e non si preoccupa di vagliare pazientemente nomi e dati che riporla; mira soprattutto all’essenziale, agli eventi e ai personaggi più marcati e cura la visione sintetica che da essi procede. Fu così che a storici di scuole diverse fece impressione diversa. Egli però resta uno storico coscienzioso ed equilibrato, per quanto un essere pensante possa essere oggettivo, e pur non tradendo la fede, cui serve, guarda in faccia alle cose e alle fonti con severo realismo; e come respinge tesi e informazioni che non gli sembrano attendibili, ed effettivamente non lo sono, (p. es. i parallelismi o imitativi logici o le ingenuità delle vecchie cronache), così nell’interpretazione dei problemi più scottanti e nella caratterizzazione dei personaggi più importanti arriva a conclusioni o ad affermazioni, che ancor oggi non hanno perso la loro attualità e mettono in bella luce anche quelli che sono stati i più accaniti avversari della sua causa. Di qui le « laudationes » che si vogliono opporre alle « vituperationes » della sua opera. L’opera, comunque, e per la formulazione storica e per l’estrinsecazione formale ebbe grande successo. Ne restò impressionata la storiografia nazionale in Boemia, ne restò influenzata la storiografia in generale, e in Italia, al di sopra di ogni preconcetto politico e religioso, si guardò alla Boemia come ad una « nobilissima provincia ». Ne fanno fede in linguaggio statistico numerose trascrizioni e riduzioni, ripetute edizioni e traduzioni in spagnolo, in boemo e in italiano (1). (1) Le edizioni e le traduzioni sono ricordate nelle note precedenti. Il più 88 —