Le fiamme della Rivoluzione: i Polacchi « contro l’Austria e per l’Italia » Spuntò intanto Falba radiosa del ’48. Le fiamme della rivoluzione da Parigi a Vienna investirono anche l’Italia. Ferdinando II, spinto dalle sollevazioni popolari, promulgò la costituzione nel regno di Napoli. Leopoldo II di Toscana seguì il suo esempio. Carlo Alberto concedette lo Statuto. Pio IX si mise sulla via delle amnistie e delle riforme. I Milanesi in cinque epiche giornate rovesciarono fuori dalle loro mura le truppe austriache. Venezia si liberò dagli Austriaci. Un immenso grido di libertà, di gioia e di guerra risuonava in tutta Italia. Ormai i sogni dei cospiratori e delle masse popolari diventavano una realtà concreta e il risorgimento passava nelle mani dei governi. La guerra all’Austria era un fatto compiuto. I risultati non contano. Presenti e attivi anche questa volta i Polacchi. Evidenti i punti di contatto tra Italia e Polonia nel momento in cui la rivoluzione del ’48 divampa in tutta Europa: l’una è cattolica come l’altra; l’una come l’altra si. ribella al trattato di Vienna e aspira aH’unità nazionale; esuli italiani e polacchi si incontrano nei luoghi dell’esilio e quasi spontaneamente, sono portati a collaborare; comune il dolore alla sventura immeritata e la ingiustizia del duro servaggio; comuni gli idea- li patriottici del romanticismo (1). La Polonia inoltre è delusa dalla Francia e come cura il riavvicinamento all’Inghilterra, così rinsalda i suoi vincoli con l’Italia. Per quanto nell’immigrazione polacca serpeggi un certo disordine nel campo politico, pure « bianchi » e « rossi », aristocratici e democratici sono tutti d’accordo in uno schieramento intransigente « contro l’Austria e per l’Italia ». La riscossa polacca doveva partire dall’Italia. Di qui i Polacchi, come disse Mickiewicz, dovevano « u-scire dall’emigrazione ». Non mancò quindi il solito lavorio diplomatico. Roma, che era la sede preferita dell’aristocrazia polacca e aveva un’Agenzia polacca, ne divenne il centro all’ombra delle grandi ali del Vaticano. Ma Torino, Milano, Genova, Firenze ed altri centri di riferimento non furono trascurati. Si distinse il principe Adamo Czartoryski che fu il non incoronato re dei Polacchi emigrati, sostenitori di una politica che caldeggiava il cattolicesimo, l’azione diplomatica all’estero e la sobillazione degli Slavi (1) Potremmo aggiungere ancora che in tutte e due le nazioni l’età napoleonica aveva suscitato ricordi e sogni di antiche grandezze, che continuavano a sopravvivere. 362 —