Gustosi e spassosi i discorsi che, per esempio, si mettono in bocca a Moscoviti e Polacchi quando le Monarchie e le Repubbliche d’Europa sono chiamate per concretare finalmente una lega contro i Turchi: tutti e due trovano « santissima e necessarissima e degna del nome cristiano » questa impresa, ma, visto che le leghe sono « belle nell’apparenza, brutte nella sostanza... e molte volte si fanno più per aver occasione di rovinar gli amici, che per debellar gl’inimici », e visto che i Turchi sono loro vicini, e lontani e lenti gli alleati che « prima l’ammalato sarebbe morto, che la medicina del soccorso fosse giunta per liberarli dalli travagli... », i primi consigliano che « ognuno cavi il granchio dalla buca con le mani proprie » (1) ed i secondi protestano che vogliono vivere in pace con i Turchi perché preferiscono una pace sicura ad una guerra dubbiosa, perché non vogliono fare proprie le paure degli altri e non « vogliono sorbire l’amara medicina d’una pericolosa guerra per sanar altri... » cioè la casa d’Austria che « non era innamorata della grandezza de’ Polacchi... ». Spiritosa pure la difesa che il Granduca di Moscovia fa dello stato di ignoranza, in cui sono tenuti i suoi sudditi (2). Alla Polonia si ritorna più volte anche con interi ragguagli (3), soprattutto per rilevare le differenze e le conseguenze che si hanno fra Stati ereditari e Stati elettivi, ma il tono satirico va scemando e con esso l’effetto. E la Polonia vale sempre quale pietra di paragone, assieme a Francia, Spagna e Inghilterra, fra le « potentissime monarchie » d’Europa. E il termine di paragone diventa tematico e ricorre spesso. E questo della Polonia è un grande riconoscimento in seno alla letteratura politica d’Italia. Prova dell’alta considerazione che quella « Monarchia » repubblicana godeva in Italia. Così già nelle opere di carattere generale, si delinea quella preminenza che la Polonia ebbe in tutto questo periodo sei-settecentesco e che meglio emerse, come vedremo, in altre opere di carattere particolare. (1) Dell’ed. cit. di L. Firpo, voi. Ili, ragg. XCIII. (2) Ed. cit. Ili, ragg. XXVII. Evidente la frecciata contro il dispotismo moscovita che l’autore, pure evidentemente, ha imparato a conoscere dalle « Relazioni Universali » del Botero. Vi ritorna in certi « Sommari e appunti per un trattato politico » (ed. cit. Ili p. 314) e al punto 5 per dimostrare come certi prin-npi cvitino le congiure, ricorda come in Moscovia intere famiglie siano manda-le da un luogo all’altro. (3) Ed cit. voi. I, ragg. XCIV, voi. II, ragg. XCI, voi. Ili, ragg. LXIX. Cfr. Pure il « Dialogo sopra l’Interim fatto da Carlo V », voi. Ili pag. 300, 302. — 227