che, dopo il Sergi, gli antropologi italiani avevano trascurato gli Slavi (1). Un cenno particolare spetta alla glottologia. Essa, per vero, non può vantare i risultati che in questo campo furono raggiunti in Francia o in Germania, ma insensibile alla filologia slava non è rimasta. Abbiamo visto precedentemente come il Goidanich abbia insegnato filologia slava alla università di Bologna (2) e come il Bartoli per la geniale ricostruzione del suo Das Dalmatische sia ricorso anche a elementi dalmatici attestati nel serbo-croato di Dalmazia (3). Qui invece, senza soffermarci su glottologi nostri anziani e giovani, come il Battisti, il Devoto, il Bonfante, il Migliorini, l’Alessi, il Menarini e altri, che hanno solamente sfiorato il campo niche della Venezia Giulia in Rivista di scienze preistoriche, I (1946); Dialetti e dimore ai confini orientali d’Italia in Riv. Geogr. lt., LUI (1946); La « vecchia col fuso » e la filatura del lino nelle tradizioni popolari in Ce fas tu?, XXIV-XXV (1948-49), Udine, 1950. (1) Si potrebbe fare un’eccezione per le brevi e contingenti, e in gran parte inconcludenti, osservazioni dello stesso Biasutti, Osservazioni antropologiche su prigionieri di guerra (Croati, Sloveni, Ungheresi e Romeni), Firenze, 1923, da Archivio per la antropologia e la etnologia, LI, fase. 1-4. (2) Di lui va ricordata l’opera sua migliore Le origini e le forme della dittongazione romana, Halle, 1905. Per YEnciclopedia Italiana ha redatto le voci « paleoslavo » e lingue « serbo-croata » e « slovena » ed altro. Un suo allievo, ma seguace del Bartoli, il prof. G. Soglian, ricorrendo purea elementi dalmatici conservati nel serbo-croato, ha scritto un opuscolo su 11 dalmatico a Cittavecchia di Lesina e sulle isole' adiacenti, Zara, 1937. (3) La conoscenza dello slavo trapela in altri successivi suoi studi quali : Di una legge affine alla legge Verner in Rivista della Società filologica friulana G. I. Ascoli, VI (1925); La monogenesi di theòs deus in Rivista di filologia e di istruzione classica, 1928; Ancora deus e theòs e una legge del ritmo arioeuropeo, ibid.; Le sonore aspirate e le sonore assordite dell’arioeuropeo in Archivio glottologico italiano, XXII (1929); Accordi antichi fra l’albanese e le lingue sorelle in Studi albanesi, II (1932); Il carattere conservativo dei linguaggi baltici in Studi baltici, III (1933); Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia, Novara, 1920, da La Geografia, n. 3-6; M. Bartoli e G. Vidossi, Alle porte orientali d’Italia. Dialetti e lingue della Venezia Giulia (Friuli e Istria) e stratificazioni linguistiche in Istria, Torino, 1945; Iid., Dialetti e lingue nella Venezia Giulia, in Venezia Giulia terra d’Italia, Venezia, 1946. A un allievo del Bartoli, al dott. A. Colombis, dobbiamo poi due ottimi saggi sempre dello stesso genere : Elementi veglioti nell’isola di Cherso-Ossero in Archivum Romanicum, XXI (1937) e Gravosa-Grui in Resetarov-Zborni\, Ragusa, 1937. 704 —