La insurrezione polacca suscitò a sua volta in Italia un seguito di vibranti manifestazioni di simpatia. In varie città si costituirono Comitati e Giunte per soccorrere insorti e danneggiati della rivoluzione e organizzare arruolamenti di volontari. Si tennero comizi pubblici per un’azione diplomatica e per aiuti in favore della Polonia. Le città mandarono petizioni al parlamento. Consigli comunali e provinciali presero parte alle manifestazioni popolari nonostante le proteste dell’ambasciatore russo a Torino. E tale fu l’orgasmo della folla che il principe Trubeckoj, addetto all’ambasciata russa a Roma, fu insolentito a teatro e costretto ad andarsene al grido di: «Russi, orsi, via, andate in Siberia! ». E non parlo della pioggia di versi e prose, che in tale occasione furono composte. Ne riparleremo altrove (1). Animatore di tante agitazioni fu anche Garibaldi. Nonostante le condizioni di salute, egli assunse la presidenza onoraria di vari Comitati, si tenne a contatto con gli organizzatori dei comizi pubblici, si accordò con i capi del partito d’azione e incitò con la parola e con gli scritti il popolo tumultuante. Suo il famoso appello del 15 febbraio ai popoli d’Europa perché non abbandonino la Polonia, suo il coraggioso proclama all’esercito russo del 7 marzo perché non combatta contro i Polacchi (2), suo l’invito energico ai rivoluzionari russi Herzen e Bakunin perché si astengano da rimproveri alla Polonia. A Langiewicz, che aveva combattuto con lui e andava in Polonia a dirigere l’insurrezione, mandò la benedizione e la promessa di essere « tutti con voi e presto ». Purtroppo non fu possibile! Ci furono invece i soliti maneggi diplomatici e politici. Approfittando della rivolta polacca, si trattò la solita questione di fare insorgere gli Slavi austriaci assieme a Magiari e a Romeni e di attaccare contemporaneamente l’Austria sul Mincio. Mazzini se ne interessò vivamente sostenendo che « Venezia, Belgrado, Pest, là sta la salute della Polonia, là sta il dovere d’Italia ». Non fu da meno Garibaldi che a tale scopo si reco a Londra. E vi intervennero delegati di tutù i popoli interessati e si presero accordi verbali e si sottoscrissero convenzioni o preliminari a Londra, a Caprera fra Garibaldi e Carlo Ruprecht, « commissario del Governo polacco » o fra Garibaldi e Giuseppe Ordfga « agente politico del (1) Saranno tutti ricordati nei capitoli successivi. Per tanto, esulando da articoli di riviste e di giornali, di opere più recenti, si ricordi G. Fuschini, L ultima rivoluzione polacca e l’Italia, Casale, 1926. (2) Sono tutti pubblicati nell’opera citata del Lewak. 382 —