Di gran lunga maggiore fu l’interessamento alla Polonia. C’erano vecchi vincoli e vecchi ricordi. C’era tutta una variopinta società italiana che viveva in Polonia e dalla corte ai banchi di cambio, dalle università alle miniere, dalla chiesa al foro, traeva lauti profitti e godeva grande ascendente. C’erano i Polacchi che alla lor volta calavano in Italia e vi si facevano notare. C’era, soprattutto, comunanza di ideali religiosi, politici e intellettuali. Mordente il pericolo turco, comune nemico. Attraente e propizia la posizione geografica che diveniva specola per esplorazioni negli stati limitrofi dalla Valacchia e Transilvania alla Svezia, dalla Boemia e Germania alla Russia. La Polonia, insomma, era un buon «panorama». La Chiesa di Roma vi agirà con i suoi nunzi, Venezia vi agì con i suoi ambasciatori. E questa per mezzo e per merito loro ne fu ampiamente informata. Già ai tempi di Ladislao II, nel 1412, fecero la loro comparsa in Polonia uno Steno, un Contarini, un Mocenigo, e vi ebbero delicati e difficili incarichi. Nel 1462 vi fu Paolo Morosini per ordire una lega antiturca. Nella stessa epoca circa Caterino Zeno venne dalla Persia per invitare il re di Polonia ad unirsi con i Persiani contro i Turchi. Ogni occasione di cortesia era buon pretesto per inviare ambasciatori in Polonia. Nel 1482 vi giunsero Paolo Cappello e Marco Dandolo a felicitare il re Giovanni Alberto per il suo avvento al trono. Così si fece per Alessandro I, per Sigismondo I, e via via sino ad Enrico III. E di quanto facevano e osservavano, gli ambasciatori rendevano conto al Senato. Le relazioni variano secondo le contingenze, cui sono legate. Per esempio la Relazione di Francesco Morosini ambasciatore straordinario ad Enrico di Valois per la sua elezione in re di Polonia del 1573 (1) è soprattutto rivolta al ragguaglio delle pratiche tenute dai Francesi per ottenere il regno di Polonia e alla descrizione della persona del re, di cui si specifica anche l’abbigliamento raffinato e si ammirano persino le mani « più belle che uomo o donna di Francia » possa vantare... Invece la Relazione di Polonia di Pietro Duodo (2) è « indirizzata allo scopo della amicizia che si potesse contraer col regno di Polonia » e prospetta la soluzione di quei dissidi interni in Polonia che « potrebbero un giorno patir gran crollo ». (1) E. Alberi, Op. cit. Serie I, voi. VI, Firenze 1862, pag. 253. (2) E. Alberi, Op. cit. 106 —