Per quanto si tratti di un’orazione dettata da pietà patria e dominata da enfasi umanistica e non manchino nebulosità ed equivoci, fra cui quello principale — del resto già comune — che confondeva gli Slavi con gli Illiri, ci si trova di fronte ad una visione unitaria dei popoli slavi che di essi è anche esaltazione; opera quindi doppiamente interessante per la contenenza e per il tono. E se anche si esaltano gli Slavo-dalmati quali continuatori degli Illiri, non vi sono assenti nella fase esordiale gli altri Slavi, e l’orazione resta una bella e buona affermazione slavistica. La Dalmazia, così, agendo in margine alla rinascita italiana, cooperava egregiamente alla sua ancor disorientata e incipiente slavologia. A'uovo viaggio sentimentale Terminiamo le note marginali col proseguimento di quel viaggio sendmentale che abbiamo iniziato alla fine del Medio Evo. E anzi che girare di città in città, di chiesa in chiesa, seguiamo questa volta le personalità più emergenti e soffermiamoci nei centri più significativi. E mettiamoci nuovamente sulle tracce dei Polacchi, i quali, anche per le relazioni diplomatiche che erano intercorse fra il loro Stato e l’Italia, hanno lasciato il maggior numero di memorie (1). Il pensiero nostro va anzi tutto alla regina Bona Sforza, moglie di Sigismondo I dal 1518, nel periodo d’oro della Polonia. Sorvoliamo, perché non riguarda il nostro argomento, su le memorie che ella ha lasciato di sé in Polonia dai castelli di Czersk e di Lobzów all’ormai distrutta città di Bar che aveva preso il nome dalla città omonima in Italia, perché di questa, oltre che di Milano, ella era duchessa. Seguendo invece le sue tracce in Italia, volgiamo lo sguardo prima di tutto al suo ritiro vedovile in terra di Bari. Qui, dove ella morì nel 1557, c’è, nella chiesa di S. Nicola, la sua statua funebre; il mausoleo, di carattere san-soviniano, fu eseguito a Venezia nel 1593 per cura della figlia Anna. Incisioni e medaglie sue si trovano invece, anche anonime, nella raccolta iconografica degli Uffizi di Firenze (2), ma sono oggetti d’inventario che comunemente sfuggono ad un comune osservatore. (1) Oltre alle opere citate nei capitoli precedenti, si cfr. ancora S. Ciampi, Notizie di medici, maestri di musica e cantori, pittori, architetti, scultori ed altri artisti italiani in Polonia e polacchi in Italia, Lucca, 1830. (2) All’Ambrosiana di Milano c’è persino un cristallo intagliato, pare, da - 173