C’è anzitutto una Epistola di Anastasio Bibliotecario — scritta tra l’876 e l’882 — al vescovo Gauderico di Velletri, che è agli storici prezioso documento di riferimento metodiano, ma è prezioso documento anche a noi perché rivela come il surricordato bibliotecario stesse traducendo dal greco una « brevis historia » ed un « sermo declamatorius » di Metodio sul rinvenimento delle reliquie di S. Clemente (1). C’è una Vita S. Clementis del surricordato vescovo Gauderico, dedicata a Giovanni Vili (+ 882), di cui si sono conservati sfortunatamente solo singoli frammenti (2), ma dalla cui « Praefatio » risulta che nel terzo « liber » si sarebbe parlato a lungo del rinvenimento e della traslazione delle reliquie di S. Clemente a Roma: « reversionis eius ad propriam sedem ». Protagonisti, naturalmente, ne sarebbero stati Cirillo e Metodio, i rinvenitori fortunati e celebrati delle reliquie. Ma il monumento più importante o, almeno, più diffuso è la così detta Legenda italica o Vita cum translatione S. Clementis (3), sulla cui paternità e sulla cui genesi si è molto discusso e non si è ancora d’accordo (4). Potrebbe essere tanto opera di Gauderico, scritta quindi ai tempi di Cirillo e Metodio, quanto una compilazione anonima di secoli successivi. Una volta le si dava grande importanza storica perché monumento contemporaneo degli apostoli slavi e una delle più antiche memorie sul loro apostolato, almeno in parte. Oggi invece le si antepongono analoghe leggende o vite slave e la si ritiene una rimanipolazione del terzo libro della «Vita S. Clementis» di Gauderico, cui però non sarebbero rimaste estranee altre Vite e Leggende di Cirillo e Metodio, come il così detto « Obretenije » ascritto a Cirillo. (1) La lettera è stata scoperta e pubblicata egregiamente da J. Friedrich, Ein Brief des Anastasius Bibliothecarius an den Bischof von Velletri, ecc., Sitzungs-berichte der bayerischen A\ademie der W issenschaften, Histor. Klasse, voi. 3, Monaco, 1892. (2) Sono pubblicati in Florilegìum Cassinense, 574 e ss., e in Bibliotheca Cas-sinensis, IV, 267. Ma pare che la Vita Clementis sia stata scritta, cioè iniziata dal diacono romano Giovanni Imonide, biografo eccellente di Gregorio Magno, e che Gauderico l’abbia solamente continuata; cfr. F. Novati, Le origini nella collana Storia letteraria d’Italia, Milano, 1926, pag. 145. (3) Pubblicata la prima volta negli Acta Sanctorum dei Bollandisti, Antver-piae, 1668, martii, tom. II, 19. Successive edizioni di Dobrovsky, Ginzel, Pogodyn, Pastrnek, Prodan, ecc. (4) Prova ne è lo studio fondamentale di E. Georgiev, Die italienische Legende, Studia Historico-philosophica Serdicensia, supplemento voi. IV, 1939. 12 —