Giulio Skarlandt, che ha scritto per la stampa periodica, emergono il Bukàcek e il Rosendorfsky, tutti e due italianisti o romanisti, che, a buon diritto, si sono occupati di riflessi italiani nella letteratura e cultura cèca, ma hanno anche svolto argomenti di pura letteratura cèca; il Bukàcek, collaborando soprattutto alle terze pagine dei quotidiani o a periodici letterari, il Rosendorfsky, scrivendo ardcoli e saggi su vari autori moderni, dal Neruda o dal Sova al Toman e a scrittrici contemporanee. Quasi assenti gli Sloveni, se si escluda l’italo-slavo Giovanni Trinko. Dei Serbo-Croati, anzi dei Croati, si è fatto notare più di tutti il raguseo Mirko Deanovic, al quale, « per avere diffuso nel suo paese da lungo tempo la letteratura e la cultura italiana » (1) è stato conferito anche il Premio S. Remo 1936. I Bulgari hanno avuto i loro migliori sostenitori nel versatile Nurigiani, nello storico Ivan Dujcev e nei critici e storici letterari Nikolaj Doncev e Milko Ralcev e nei più recenti Ivan Petkanov e Petar Jordanov. Buona nell'insieme e vasta la loro produzione. In certi campi e momenti essa si è addirittura distinta, come, per esempio, nella storiografìa, la quale, anche se non appartiene alla slavistica, dagli slavisti italiani fu troppo trascurata o lasciata a cultori di discipline diverse (2). Basti dire che nelle varie collezioni curate dall’istituto di Studi Romani, i collaboratori per la parte slava nelle serie del «Limes romano delle « Strade romane », degli « Studi romani » e via, via, sono stati tutti slavi da Dobiàs a Vulic, tanto per ricordare i più attivi. Buoni i risultati ottenuti anche nel campo letterario, ché si è ricorsi a noti o abili specialisti, quali il russo Ljackij, il polacco Pollak, il cèco Arne Novak, 10 sloveno Grafenauer, il croato Wenzelides, il bulgaro Angelov ed altri. Tra essi però si sono intrufolate anche persone grigie che, approfittando della conoscenza dell’italiano e di amicizie, hanno pubblicato in Italia scialbe e modeste coserelle, che in patria non avrebbero avuto 11 coraggio di far stampare. E non è mancato chi approfittò dell’ospitalità delle nostre riviste e dell’innavertenza dei loro redattori per fare della propaganda politica sotto il « velame » dei modi letterari. Ma in complesso sono poche stonature che si sperdono nel frastuono di altre voci. (1) Così la Giuria del Premio in Meridiano di Roma, III, n. 20. (2) Così, ad esempio, il prof. Giuseppe Praga, occupandosi di storia patria dalmata, si è rivelato un ottimo conoscitore di storiografia serbo-croata e balcanica in generale. — 707