Una coorte di italiani 143 in una fortezza. Berat ebbe sempre una grande importanza come punto strategico, poiché domina la vasta pianura dalle colline di Balacastra al mare. Sotto quelle mura qualche secolo fa, nel 1455, all’epoca di Scanderbeg, combattè e morì una coorte d’italiani. Alfonso V di Aragona li aveva mandati, mettendoli sotto il comando di Raimondo di Orsatta, in aiuto all’eroe albanese. Si trovarono all’assedio di Berat dove, al sopraggiungere di un esercito di rinforzo di 40 mila uomini inviati da Maometto II per liberare la città, il Castriota dovette abbandonare la partita, prefìggendosi come unico scopo di far pagare ben cara la vittoria. Nel terribile combattimento, che ebbe luogo prima della ritirata, quasi tutti gli italiani perirono. Rimanendo a Vallona, il nostro rappresentante si trova isolato, e non ha modo di esercitare azione alcuna. Non vede e non può parlare con gli albanesi influenti, i quali possono credere che ci disinteressiamo di loro e del loro avvenire. E ciò mentre l’azione dell’Austria-Ungheria è ordinata in modo che tutto converga allo stesso scopo. La propaganda del clero, il modo con cui è impartito l’insegnamento nelle sue scuole, l’organizzazione e il regolamento degli uffici postali, i servizi di navigazione, tutto si svolge sotto la direzione e la sorveglianza più assidua del Governo centrale e per esso dei suoi Rappresentanti Diplomatici e Consolari, i quali, generalmente, provvisti di mezzi con una certa larghezza, spiegano una grande attività, percorrono, in lungo ed in largo il paese, e nulla