254 L’ITALIA F, L’ALBANIA fatto, che, malgrado le assicurazioni in contrario date all’Europa, la Turchia non ha smesso di ammassare truppe al confine, predicando la guerra santa contro i cristiani, o, non può più rimanere indifferente alle stragi dei connazionali in Macedonia ». La mattina stessa vidi il Rizoff, ministro dello Czar bulgaro a Roma, al quale sono legato da antica amicizia, e, per il quale questo accordo balcanico deve essere stato oltre a tutto una grande soddisfazione personale, giacché egli ne è stato uno degli artefici della prima ora. Ha sostenuto la necessità dell’intesa fin da quando era ministro a Belgrado, sette od otto anni fa, e quando pareva una utopia irrealizzabile. A proposito della politica austriaca e della politica russa — che si è tante volte detto si facesse a Sofìa ed a Belgrado — il modo e la base sulla quale l’accordo potè essere compiuto mostrano che, da qualche tempo senza più parlare di federazione, in entrambe le capitali, come a Cettigne ed a Atene, si faceva della politica balcanica. Persuasi che non era possibile intendersi sulla spartizione della Macedonia e che le contese avrebbero facilitato la presa di possesso di terre ora ottomane da parte di qualche grande Potenza, i Governi balcanici si sono uniti contro la Turchia non più per strapparle ed annettersi rispettivamente dei territori, ma per impedire quelle riforme che l’Europa, in più di mezzo secolo, non è riuscita ad otte-