266 L’ITALIA E L’ALBANIA interporsi fra il Montenegro e la Turchia, e arrestare la marcia dei numerosi eserciti di quest’ultima. Ricordo suggestivo, anche per quello che avvenne dopo al Congresso di Berlino, quando si trattò della divisione delle spoglie. Il Montenegro fu relativamente favorito, sebbene, come è noto, quel Congresso si sia riunito sopratutto contro la Russia; e il Montenegro, anche allora, anzi, allora più che mai, era stato l’avanguardia dell’impero degli Czar. Per quanto gli avvenimenti di allora, come quelli che ora si stanno svolgendo, mostrino ben chiaro che la politica dei sentimenti ha ceduto il passo a quella degli interessi, pur tuttavia del sentimento non si può fare assoluta e completa astrazione. Nemmeno allora, a quel Congresso di Berlino, che, in tante cose, del sentimento non tenne alcun conto, si potè prescinderne per il Montenegro, che, allora, come oggi, aveva dato un così nobile esempio di patriottismo, di ardire e delle più grandi virtù militari affrontando impavido un nemico cento volte più forte! E Re Nicola è certamente convinto che la rinnovata ammirazione per il valore del suo popolo gli gioverà ancora presso l’Europa se questa, un giorno o l’altro, dovrà intervenire. Che scoppiata la guerra con la Turchia, in qualunque epoca, il primo obiettivo dovesse essere Scu-tari, tutti sapevano al Montenegro, e non lo si era mai dissimulato nè dai circoli militari, nè dal Re. Dal giorno nel quale la Bosnia e l’Erzegovina — le due provincie serbe che con la loro rivolta, nel 1877, provocarono la grande guerra Russo-Turca — furono