La flotta di Pompeo 117 gradito a Cicerone e che doveva essere allora una città con una popolazione relativamente assai numerosa e nella quale non mancavano i divertimenti, dal momento che il grande oratore scriveva di lì che se ne sarebbe andato altrove ove lo strepito lo avesse stancato, non ha certamente più l’importanza di una volta, e sono ora assai tranquille le acque del suo porto, che videro adunate ed ivi a riparo tutte le navi della flotta di Pompeo nei tempi in cui sui campi di battaglia, a poca distanza dalla piccola' città albanese, si decidevano le sorti del mondo. Qualche "tronco di colonna quasi completamente sepolto fra le macerie, qualche capitello infranto adoperato talvolta come un sasso qualunque per costruire le mura di una casa, sono ora tutto ciò che rimane a ricordo di quell’epoca gloriosa : dell’epoca in cui, sebbene non vi fossero nè ferrovie, nè telegrafi, nè piroscafi, questa costa e i paesi di tutta la Penisola Balcanica erano ai romani assai più fami-gliari di quello che non lo sieno agli italiani di oggigiorno, i quali paiono ignorare o aver compieta-mente dimenticato che per due volte nel corso dei secoli, prima con Roma, e poi con Venezia, l’italianità si è affermata così fortemente in questa parte dell’Adriatico. Tanto che ancora oggi, sebbene per tanti anni non ci si sia più occupati di questi paesi, come se nemmeno esistessero, è sempre la nogtra la lingua europea più diffusa e più compresa. Anzi la sola che si parla e si comprende, e che è adoperata abitualmente anche dalle autorità austriache, dai con-