246 L'ITALIA E L’ALBANIA sembravano più vicini a Roma, di quello che non lo sembrino oggi!... Per altre vie, per altri porti, osservava melanco-nicamente anni or sono il marchese di San Giuliano, passano ora gli eserciti, le merci, le influenze e le idee... E più tardi??... egli si domandava ancora a mo' di conclusione. Più tardi? Più tardi la influenza nostra sarà ancora diminuita, se non ci si persuade ad agire, con un piano ben stablito e a seguirlo con quella continuità, della quale si è sempre dovuto lamentare la mancanza. A nulla giova il deplorare che altri faccia, se alla attività altrui, non si contrappone la nostra, mantenendola, ben inteso, in quei limiti, nei quali la rivalità inevitabile delle due nazioni in quel paese, abbia soltanto il carattere di una concorrenza commerciale, e, domandando che in quegli stessi limiti, la mantenga l’impero alleato. A tale proposito, oggi più che mai, mi pare necessario i due paesi si parlino chiaro, e vengano una buona volta ad una intesa vera, visto che non è bastata quella, dirò così formale, ad eliminare le cause di attrito. Prima ancora che scoppiasse il grave conflitto nella Penisola Balcanica, la situazione internazionale, durante quest’anno di guerra, era già andata pian piano mutando. L’incidente del Manouba, il modo col quale la Francia si contenne verso di noi in quella circostan-