L’occupasione di Pristina 223 E VYeni-Assr continua : «... I capi del movimento albanese avevano deciso di riunirsi nella città di Pristina per formulare le loro rivendicazioni, in nome di tutta l’Albania e da due giorni, tutta la popolazione attendeva questo avvenimento, che doveva svolgersi nella calma e nella pace. Tuttavia, la mattina del 22 luglio, una voce strana cominciò a circolare. Il governo, si diceva, si opponeva all’entrata degli Albanesi nelle città. Difatti, il governatore generale del vilayet di Cossovo aveva trasmesso al mutessarif un ordine in questo senso. Questa notizia aveva causato una profonda sorpresa. Tutti si dicevano: « Va bene. Si opporranno all’entrata degli albanesi, ma con quali forze? I quattro o cinque battaglioni di truppe che si trovano a Pristina, come potrebbero difendere la città contro gli albanesi che l’accerchiano da ogni parte, vale a dire contro gli albanesi di Laso, Go-lak, Cossovo. Ghilan ed il cui numero non è in nessun caso inferiore ai 30 mila uomini? » Nonostante tutte le riflessioni, nessuno poteva spiegarsi la condotta del governo. Ed è colla maggiore disperazione che tutti pensavano alle scene sanguinose, angosciose, che si svolgerebbero poche ore dopo. I notabili si presentarono dal comandante della piazza e questi fece loro sapere che, dal canto suo si opporrebbe energicamente all’ingresso dei capi. Per prevenire una sì funesta eventualità, i notabili di Pristina si recarono presso quei capi albanesi che si trovavano i più vicini alla città per pregarli di rinviare il loro ingresso, ma questi risposero a tali pratiche con un formale rifiuto. I cannoni furono messi in posizione su tutti i punti fortificati ed i soldati preparavano le loro trincee. Quel che dava ancora un po’ di speranza alla popolazione era che il valoroso mutessarif di Pristina insisteva con molta fermezza sulla necessità di permettere l’accesso della città agli albanesi. Egli informò persino il Vali che in caso di rifiuto, rassegnerebbe le sue dimissioni. Il governatore ge-