Le nostre scuole 153 Se le circostanze fossero tali da obbligarli a scegliere fra noi e l’Austria, non esiterebbero un solo momento. Nell’Austria gli albanesi, tanto maomettani che cristiani, in fondo, sentono la conquista. Hanno del resto l’esempio della Bosnia e sanno perfettamente ciò che vi è accaduto. Nell’Italia e negli italiani invece, sentono come degli amici, i quali, in nessuna circostanza, attenterebbero ai loro diritti e che, qualunque cosa potesse accadere, non li opprimerebbero e rispetterebbero sempre i loro sentimenti. Data tale condizione di cose, il successo che vi hanno le nostre scuole, la conoscenza assai diffusa della nostra lingua e la facilità con cui la imparano, noi possiamo ottenere, con mezzi molto più modesti, risultati assai maggiori che non possa ottenere l’Austria. Ma a patto che qualche cosa si faccia e che codesta azione nostra, nella quale la questione della penetrazione commerciale deve prender posto in prima linea, sia incoraggiata, diretta e sopratutto coordinata dal Ministero degli Esteri. Una certa superiorità delle autorità come negli uffici austriaci si afferma dappertutto : nelle cose come nelle persone. Anche nel modo col quale gli uffici sono costituiti. Come pratiche d’ufficio pure e semplici, è evidente che il Consolato Austro-Unga-rico non deve avere un gran lavoro. Certamente meno di quello italiano, poiché mentre vi è a Vallona una piccola Colonia italiana, i sudditi Austro-Ungarici si contano sulle dita. Ma volendo viaggiare nell’interno, creare relazioni con quelli del paese e stu-