96 SCUTARI E IL SUO LAGO il magistrato contò tredici omicidi, diciassette ferite gravi, due incendi, e diciassette devastazioni di case. Le vittime ebbero due mila e venti zecchini di compenso. Ma se nel mondo slavo le vendette di sangue e il componimento delle vertenze a questo modo non sono più che un ricordo lontano, per gli-albanesi l’uso ne è ancora in vigore. Il Principe del Montenegro, punendo inesorabilmente di morte i colpevoli, riuscì ad estirpare la triste usanza nei distretti albanesi a lui sottoposti — ma, come s’è veduto, non completamente, perchè sebbene di rado, delitti di questo genere, accadono ancora. Un qualche progresso v’è nelle tribù cattoliche. Ma non così grande come si potrebbe credere, poiché, anche nella maggior parte dei loro preti, è innato il sentimento della vendetta, per cui esso è condannato dal pulpito con sufficiente vigore e convinzione. Non si può però dir così del Pastore Mirdita, al quale feci anche allora una visita, nella sua modesta ma ben messa palazzina di Scutari, dove suole abitare due o tre mesi dell’anno : i soli che egli passa lontano dai monti nativi della sua Mirdizia. Don Primo Dochi, abate Mitrato dei Mir-diti, ha fatto i suoi studi a Roma, e dopo, per un certo tempo, ha viaggiato, in Europa ed in America. Da parecchi anni egli spiega gran parte della sua attività, appunto per persuadere gli albanesi cattolici e specialmente i suoi Mirditi, ad abbandonare il triste pregiudizio del sangue. Più volte ha ottenuto che al letto di morte, dopo la confessione,