Al Quai d’Orsay 251 Berchtold per le riforme potesse essere quella sulla quale si sarebbe stretto l’accordo di tutta l’Europa per imporle alla Turchia. Ma nelle capitali balcaniche, l’iniziativa Berchtold fu subito accolta con una grande diffidenza. Ammaestrati dall’esperienza, i popoli balcanici sapevano come tutte le proposte quando non vi è da parte dell’Europa, la ferma volontà di intervenire concorde — e questa volontà non vi fu mai — sono sempre state seguite dall’insuccesso. E poi la mossa del ministro degli esteri austro-ungarico era stata interpretata come una risposta, anzi come un mezzo per prevenire la azione franco-russa all’indomani del convegno di Pietroburgo fra il presidente del consiglio e ministro degli esteri della Repubblica, e il ministro degli esteri dello Czar. Si disse anzi nei circoli diplomatici, che a Pietroburgo, era stata ventilata l’idea di una iniziativa per le riforme che sarebbe partita dalla Francia d’accordo con la Russia e che, avutone sentore il Berchtold, questi avrebbe voluto prevenire la Russia. Difficile, come sempre, in tali casi, constatare ciò che nella ipotesi vi possa essere di vero. Certo, è verosimile — e verosimile è sembrata ancora più tale spiegazione, quando, andato il Sazo-noff a Parigi, da Parigi, e negli uffici del quai d'Or-say furono concertati i passi che hanno condotto le Grandi Potenze ad accordarsi per agire, tanto sui Governi Balcanici, come sulla Turchia. L’azione e l’iniziativa del Sazonoff a Parigi, sembrarono quasi la rivincita della politica russa, dopo il piccolo scacco avuto con la proposta Berchtold.