1 profughi di Parga 183 blica aveva perduto l’indipendenza. Più in giù, a poche miglia dal golfo di Ambracia, le lontane montagne inaccessibili, attraverso le quali, aprendosi la via fra gli abissi, scorre l’Acheronte degli antichi il Mauropatamo o fiume nero della geografia moderna — fanno pensare ai monti di Suli e alla disperata difesa dei sulioti contro il terribile A1Ì pascià di Jannina. Si arriva quindi a Prevesa, posta sull’ultimo lembo di terra turca, che nel mare Jonio chiude a settentrione il golfo d’Arta di fronte a Santa Maura: l’isoletta sul cui forte• sventola la bandiera Ellenica. In questo golfo assai vasto, ma nel quale possono inoltrarsi soltanto navi piccole, stante la sua poca profondità, sorgeva un tempo — e fu la capitale del regno di Pirro — la città di Ambracia dalla quale il golfo prendeva allora il nome, nel posto ove è ora Aria. Il promontorio di Azio, di fronte a Prevesa, ricorda la grande battaglia navale nella quale si decisero le sorti del mondo allora conosciuto, assicurando ad Augusto l’impero. Anziché una città, però, pare vi sorgesse allora solamente un tempio sacro ad Apollo, della cui statua furono trovati qua e là dei frammenti, il più importante dei quali è ora al museo del Louvre. Antonio, le cui navi erano per la maggior parte raccolte nel piccolo porto d’Azio e in altre insenature della costa d’Acarnania, aveva stabilito il suo campo vicino al tempio. Ottavio accampava di fronte, nel posto ove, dopo la vittoria, ed a perenne ricordo del grande avvenimento, fece sorgere la città di Nicopoli, a pochi chilometri a nord di Prevesa. I due rivali passarono così tutto l’estate prima di decidersi alla battaglia.