Albanesi rivoltosi e soldati turchi 225 colo importantissimo è appianato e si può affermare che a partire da questi minuti storici la questione albanese entra nella sua seconda fase; non v’è più luogo a collisione fra albanesi e soldati, fra il governo e la popolazione. Tutti i visi sorridono, gli abitanti di Pristina si abbracciano e si congratulano per questo straordinario successo. La popolazione, senza armi, si dirige ora, fidente, verso la stazione per ricevere i suoi ospiti. A misura che avanza, la folla cresce. Ma i cari ospiti sono lontano. Nell’appren-dere il progetto di resistenza delle truppe, i capi avevano sparpagliato i loro uomini su una vasta superficie da Gra-ziani a Gluiò-Dirè ed avevano prese le loro disposizioni di combattimento. Trascorse un tempo abbastanza lungo prima che gli albanesi si fossero radunati di nuovo. Venne la sera. Il cielo era coperto di nubi. Una pioggia finissima cadeva in modo intermittente. La popolazione cominciò a passeggiare, tenendo assolutamente a salutare i loro fratelli albanesi . Questi cominciano a venire verso le 7 e mezzo di sera, cantando degli inni nazionali. Gli abitanti avevano ornato ed illuminata con lampioncini alla veneziana la via che dovevano passare e chiamata Divan Oiadessi. Gli albanesi discendono la via, su tutta la sua lunghezza, come un torrente impetuoso, ma nel più grande ordine. Alla testa di ogni gruppo marciava un bairactar ed un uomo a cavallo. La fine di questo fiume umano non poteva essere vista che dopo mezz’ora. Per dare un’idea del numero degli albanesi che hanno fatto il loro ingresso nella città, basti dire che i loro ranghi si stendevano su tutta la larghezza della strada, da 5 a 6 metri, e che andavano d’un passo rapidissimo, quasi correndo. Se non erro, erano almeno un diecimila. Quattordici moschee, altrettante scuole, tutti alberghi, e parecchie case private ricevettero questi ospiti. Tremila albanesi arrivarono in compagnia di Gemal bey. Mantbgazza. 15