22 GLI ALBANESI de amico e che a nome del Papa lo aveva consigliato ad accorrere in aiuto di Re Ferdinando. Arrivò diffatti in tempo per liberarlo, a Bari, dove il Re era assediato dal duca d’Angiò e dal celebre condottiero Giacomo Picinino, e, di vittoria in vittoria, accompagnò Ferdinando fino a Napoli. Quando, dopo un anno di soggiorno in Italia, Scanderbeg temendo per la sua Albania, si preparava al ritorno in patria, furono fatte a Napoli grandi feste, e in tutte le chiese si celebrarono solenni funzioni. Vi furono giostre e tornei : e prima che lasciasse Napoli, il Re gli concesse in proprietà le tre città della Puglia: Trani, Monte Gargano e San Giovanni in Rotondo. Per un lungo periodo fu veramente il coraggio e il valore di questo fiero albanese che tennero in ¡scacco, rotta quella pace effimera, gli eserciti turchi, che avendo conquistato quasi tutta la Penisola Balcanica minacciavano l’Italia. Pio II (Piccolomini) che, fino dal giorno della sua elezione aveva pensato alla guerra santa contro i turchi, in un concistoro ricordava questo suo voto e l’urgenza di agire così parlando : « Dire agli altri : andate non fa un grande effetto. Ma dire : seguitemi, può essere più efficace. Si, ho risoluto di andare io stesso contro i turchi, invitando così, con l’azione e non con le sole parole i principi cristiani a seguirmi. « Forse vedendo il loro Capo, il loro Padre, il Pontefice romano, il Vicario di Gesù Cristo partire, vecchio e ammalato, per la guerra sacra, forse allora arrossiranno di rimanere a casa, prenderanno