126 DURAZZO consueto, mi è sembrato ed è stato realmente interessantissimo, ma ho dovuto ammirare l’abilità, il tatto, starei per dire il senso diplomatico finissimo, col quale il maestro seppe toccare un argomento non facile e un tasto delicatissimo. Poiché non bisogna dimenticare che si tratta di fanciulli sudditi del Sultano, ma che, essendo di razza albanese, sono anche figli di gente la quale aspira alla indipendenza del proprio paese e che infine si insegna loro ad amare ed acclamare il Sovrano di uno Stato che non è il loro. Ci vuole molto tatto per non urtare giuste e legittime suscettibilità. E non è senza una certa sorpresa che ho constatato come abbia saputo riuscirvi un modesto maestro di scuola, mentre la cosa darebbe forse da pensare anche ad un provetto diplomatico. Gli austriaci, i quali non hanno di questi riguardi e anche nelle scuole non dissimulano le loro mire, perdono anziché guadagnare terreno dal punto di vista delle simpatie. E più ne perderebbero se si sapesse meglio approfittare dei loro errori. Nelle loro scuole, e ben inteso in italiano, facevano cantare agli alunni fino a poco tenpo fa : « Viva il nostro Imperatore ». Anche da parte del Governo Ottomano pare vi sieno state delle rimostranze e che il Governo di Vienna, non potendo disconoscere di essere dalla parte del torto, finì per dare ordine di cambiare la poesia e di sostituire la parola Protettore alla parola Imperatore. Gli alunni cantano ora : Viva il no-