234 L’ITALIA E L’ALBANIA duto di dover fare, sia pure in una forma cortese qualche osservazione che abbiamo dovuto trovare fondata. Pur troppo è sembrato — e dico sembrato perchè mancando gli elementi del giudizio, l’impressione, per quanto unanime, potrebbe anche essere errata — che non si sia domandato questa specie di nulla osta quando era da parte nostra doveroso il chiederlo, e lo si sia invece chiesto in parecchie altre circostanze, quando era inutile, e sarebbe stato meglio mettere le potenze dinnanzi al fatto compiuto, come per la questione delle altre isole dell’Egeo che non abbiamo occupato dopo aver fatto tutti i preparativi per le operazioni militari necessarie a tale impresa. L’impegno formale al quale abbiamo accennato non ha però, — nè lo poteva, — posto fine alla rivalità italo-austriaca, della quale ho già avuto occasione di occuparmi nei precedenti capitoli. Chè anzi, in certi periodi sopratutto, è diventata più viva che mai. È molto naturale che, scrivendo mentre continua la guerra nostra con la Turchia, ed è ormai imminente lo scoppio di un gravissimo conflitto fra la Turchia e le quattro Potenze Balcaniche, non si possa, parlando dell’Albania, fare astrazione da tali avvenimenti e dalla ripercussione che essi hanno e possono avere in questa regione. Ora, se, da una parte un sentimento di equità ci conduce a riconoscere che •— in base a quello che sappiamo — vi è stato da parte nostra, se non altro nella forma, una certa mancanza nella questione delle operazioni della nostra marina sulla costa albanese, lo stesso