92 SCUTARI E IL SUO LAGO dopo il mezzogiorno andò a trovarlo, onde esprimergli il suo rammarico e per sapere quando contava di partire. E rimase non poco meravigliato nel sentirsi dire che sarebbe partito la sera stessa... e che tutti i suoi effetti erano già bell’e pronti su due o tre carri alla porta di casa. Tranne un po’ di lusso nei tappeti, spesso anche i pascià più ricchi, a meno non abbiano un grande harem, possono far stare in due o tre carri tutti i mobili e le suppellettili della loro casa. Ebbene — mi diceva il Console — quel pascià il quale aveva passato parecchi anni in quel paese, che, in complesso, si era anche fatto voler bene, se ne andò tranquillamente, senza l’ombra del rammarico, pur sapendo che la sua nuova residenza era un posto inospitale; e si può essere ben sicuri che non ha mai più pensato al paese dove è stato a lungo, che non ha mai scritto un rigo a nessuno, come se tutto quel periodo fosse completamente cancellato dalla sua memoria! Il comm. Leoni che ho trovato quella volta a Scutari, che ha lasciato da parecchi anni, ha fatto tutta la sua carriera nei paesi dell’IsIam. Credo avesse già allora una trentina d’anni d’Oriente, ep-però ha una speciale competenza nelle questioni orientali e in quelle relative all’Albania in partico-lar modo. È a questo funzionario, e proprio alla sua iniziativa, e al tatto e alla sua abilità che si deve se si è potuto istituire un ufficio postale italiano a Scutari. Veramente, in questo caso, si è dovuto lottare assai più con un’altra Potenza che con la Turchia; ma non sono state nè poche, nè lievi le