— 30 — antichi suoi domimi, e venne a sostare in prossimità di Dibra Alta, luogo popoloso sul Drin nero e che per primo s’incontra sulla via tenuta da Scanderbeg, distante da Croja solo di circa venti leghe. L’accoglienza entusiasta di quelle popolazioni rassicurò lo animo suo e gli dimostrò che la memoria dei Castriotto aveva ancora fra esse salde radici, e che solo in lui avevano riposto speranza di riacquistare la perduta libertà ed indipendenza; si armarono e si prepararono a seguirlo ed assecondarlo nella difficile impresa, che doveva essere iniziata colla presa ed occupazione di Croja. Scanderbeg scelse fra essi tre o quattro centinaia d’uomini, li unì a quelli che l’avevano seguito nel lasciare il campo di battaglia della Morava e con così scarsa schiera di circa mille uomini si avviò celere-mente verso Croja, ove già si era fatto precedere da un messo, ed in cui entrò con pochi compagni per non destar sospetti nel Governatore. Questi, a eui nessuna notizia del disastro della Morava era pervenuta, accolse Scanderbeg cogli onori dovuti all’ uomo eminente e valoroso cui il Sultano affidava il governo dell’Albania e, dopo aver fatto leggere in pubblico, colle formalità per tali evenienze prescritte, gli ordini del Gran Signore, proclamò Scanderbeg Governatore di Croja e dell’Albania ed a lui cedette ogni potere. Mentre tutto ciò cornpievasi fra le acclamazioni degli abitanti, entrarono in città le poche truppe che Scanderbeg aveva seco condotte e che per precauzione aveva lasciato fuori di essa in