— 37 — Scanderbeg, e ciò fu di lieto presagio per tutti gli intervenuti, i quali ben auspicarono per la futura guerra d’indipendenza da essi preveduta lunga e sanguinosa. Il Sultano Amurad II aveva intanto riunito un esercito di 40 mila uomini e ne aveva affidato il comando, ad Aly-Pascià, uno dei suoi Generali più distinti per senno, attività e capacità, ordinandogli d’invadere l’Albania, trattarla a ferro e fuoco e far prigioniero Scan-derbeg. Le notizie di questi grandi preparativi erano pervenute in Albania in sul principio della primavera del 1444; il numeroso esercito, la fama del Generale che lo comandava, gli ordini crudeli impartitigli dal Sultano, avevano destato nelle popolazioni dell’Albania un allarme straordinario e, benché riponessero una fiducia illimitata nel senno, nel valore e nell’abilità di Scanderbeg, pur tuttavia raddoppiarono d’attività neH’aumentare le difese dei luoghi forti, nel prepararne delle nuove e nell’accumulare vettovaglie; alle prime notizie poi che l’esercito turco s’approssimava alla frontiera, gli abitanti delle campagne si ritirarono nelle città e nei luoghi fortificati. Scanderbeg aveva riunito buon nerbo di truppe attorno a Croja e quivi pure lo avevano raggiunto i contingenti d’armati inviatigli dai Principi confederati; erano in tutto circa 30 mila uomini. Scanderbeg fu d’avviso, contrariamente all’opinione di alcuni suoi luogotenenti, che tal esercito fosse troppo numeroso per operare in aperta campagna; perciò ne inviò una