— Ili — chiamò alle armi l’Albania e ne difese l’indipendenza per ben 24 anni consecutivi. Ma non seppe fondare un durevole Stato perchè, troppo desideroso ed amante della gloria delle armi, poco curò gli ordinamenti civili; finché egli visse esercitò un’autorità incontestata e quasi assoluta sopra tutte le tribù albanesi che aveva riunite in lega attorno a sè; morto lui, tutta disparve e l’edificio, da lui fondato e sorretto colla spada, crollò e con esso cadde l’indipendenza dell’Albania. A Scanderbeg nocque il soverchio amore per la guerra ed il credersi predestinato da Dio a sterminare i nemici della religione cristiana; onde non seppe 0 non volle apprezzare i beneficii che a lui ed alla causa che sosteneva avrebbe apportata la pace, che gli fu più volte offerta da Amurad li e Maometto II e che avrebbe avuto per prima conseguenza il suo riconoscimento come Sovrano di tutta l’Albania. Colla lotta accanita e continua da lui sostenuta contro i Turchi riuscì ad arrestare quasi la loro irruzione in quella parte d’Europa, ma poco assecondato dalle altre Potenze cristiane, che discordi e gelose fra loro muovevano ad offesa contro il comune nemico solo quando 1 singoli interessi lo richiedevano, avvenne che sparito lui il torrente invasore riprese il suo corso e soggiogò mezza Europa. E questa sarebbe forse stata salvata da tanto danno, se i Principi cristiani avessero affidato il comando delle loro forze riunite ai due grandi Capitani, che vissero contemporanei in