— 23 — Tanto valore e tanto senno avevano però destato diffidenza nel sospettoso Sultano, il quale nell’animo suo nutriva il dubbio che Scanderbey, approfittando abilmente dell’aureola di gloria che già circondava il suo nome, tentasse poi d’impadronirsi dell’Albania quando il padre suo Giovanni Castrioto fosse passato ad altra vita; e per tal sospetto non tralasciava occasione di esporlo a pericoli allo scopo di togliere di mezzo, con modi apparentemente leali e dignitosi, un pericoloso pretendente alla signoria di quel paese. Ma il giovane albanese seppe sempre uscire da ogni prova incolume e con onore non solo, ma dimostrando ancora ad Amurad II un attaccamento sempre più sincero per la di lui persona ed una fede inalterabile quale seguace di Maometto. Nella mente del giovane Albanese andava tuttavia maturandosi il grandioso disegno di sottrarre la patria sua al giogo musulmano e renderla indipendente; diffidava però di tutto e di tutti e, ben conoscendo in qual sospettoso ambiente egli viveva, non aprì mai l’animo suo ad alcuna persona ed attendeva un’occasione favorevole per mandare ad effetto il suo disegno. E questa gli si presentò una prima volta in sul principio dell’anno 1432 quando mori il padre suo universa! consenso decretato in seguito alle vittorie da Ini riportate in Asia. Qualche scrittore però ritiene, non so con qual fondamento, che Giorgio Castriotto deve il sopranome di Scanderbeg alle sue attitudini guerriere ed alla sua origine epirota.