— 62 — Sultano Amurad II, mosso o da alte ragioni di Stato o spinto da generosi sentimenti verso Scanderbeg, gli abbia ancora all’ultimo momento offerto condizioni di sottomissione favorevoli a lui ed all’Albania, ma che questi abbia respinta l’offerta. Tale asserzione non è però bene accertata e la si deduce solo dalla circostanza del ritardo frapposto dal Sultano nel dar principio alle ostilità; ma anche ammettendo per vera la supposizione, non deve far stupire il rifiuto di Scanderbeg se si pensa che il Sultano offriva bensì buone condizioni, ma parlava di perdono, mentre Scanderbeg intendeva trattar la [tace come trattasi fra Potenze belligeranti; e di tali sentimenti diedero entrambi prova nelle lettere scambiatesi fra loro nel giugno ed agosto del 1445, lettere antecedentemente citate. Scanderbeg aveva con maturo consiglio stabilito il suo piano di campagna; la grande superiorità del nemico non gli avrebbe permesso di affrontarlo in battaglia campale, ed a lui era inoltre conveniente l’attendere che le difficoltà di far muovere e mantenere un così numeroso esercito in paese montuoso e di scarse comunicazioni avessero apportato le loro conseguenze per poterne approfittare al momento opportuno; perciò incominciò a stormeggiare attorno al nemico con piccoli corpi di truppa sorprendendone le schiere attaccate, assalendo le colonne isolate, infestando e minacciando le vie di comunicazione e di rifornimento, destando con piccole scaramuccie ed improvvisi attacchi continui allarmi nel campo turco, sì