— 39 — all’aperto con piccolo e scelto esercito, pronto ad accorrere alla difesa dei luoghi minacciati, sturbare le operazioni del nemico, sorprenderlo nelle marcio, tentare di interrompere le sue linee di vettovagliamento, ed anche opporglisi direttamente ed accettare un combattimento, quando l’occasione favorevole si fosse presentata. Tutte le risorse d’offesa restavano in tal modo concentrate in lui e nel suo piccolo esercito ; il nemico anche impadronendosi di alcuni luoghi forti non avrebbe potuto ricavare molta utilità da tali vantaggi, finché Scanderbeg campeggiava all’aperto e poteva minacciarlo e comprometterlo nell’esistenza, intercettando le sue linee d’operazioni e di vettovagliamento (1). Scanderbeg andò col suo piccolo esercito a prendere posizione sul Drin nero, nelle vicinanze di Dibra bassa; ebbe ben presto notizia dai suoi informatori che Aly-Pascià, avanzando da Monastir (Bitolia) col suo esercito scendeva su Ocrida, ove già erano giunte le sue avanguardie; non potevasi quindi aver più dubbio sull’intenzione del nemico di operare per la (1) È il piano di campagna che, in epoche posteriori e diverse, fa pure seguito da Vittorio Amedeo II di Savoia nella difesa del Piemonte e da Federico II di Prussia nella guerra dei sette anni ; il primo con piccolo e scelto esercito, operante in aperta campagna, concorse alla difesa di Torino assediata dai Francesi, finché giunse in suo soccorso il Principe Eugenio; il secondo lasciò che i nemici corressero ad impadronirsi di Berlino, aperta ed indifesa, e continuò nelle sue operazioni campali or contro l’uno or contro l’altro, finché l’esito finale della guerra riusci a lui favorevole.