— 91 — nesi, temeva le sorprese e gli agguati tanto favoriti dalla natura dei luoghi; e da abile e prudente Capitano cominciò ad inoltrarsi nel paese nemico lentamente di posizione in posizione coll’esercito raccolto e preparato a combattimento; attorno a lui stormeg-giavano le milizie dell’Epiro provocando continui allarmi. Il rapido sopraggiungere di Scanderbeg col suo piccolo esercito, ne accrebbe l’ardire sì che provocavano a combattimento ed andavano stringendo sempre più il cerchio attorno alle truppe turche, la cui marcia si faceva ognor più pesante, contribuendo anche ad aumentarne le difficoltà la rigida stagione che già faceva sentire i suoi effetti sulla salute delle truppe stesse. Per tutti questi motivi Carazabeg si convinse che difficilmente avrebbe potuto raggiungere in tempo Beligrad, ove aveva determinato di svernare, e che anche rischiando una battaglia non sarebbe più stato in tempo di cogliere i frutti della vittoria; intraprese quindi la ritirata lentamente come si era avanzato e ricondusse sul territorio turco il suo esercito ordinato ed intatto. Scanderbeg lo seguì fino ai confini e quindi retrocedette perchè ormai l’inverno rendeva impossibile qualunque operazione di guerra (1). (1) Il Bieinmi, sulla fede degli scritti del suo incognito anti-varino, dice esagerato il racconto del Barletium su questa campagna del 1460, ed assicura che solo due, e non quattro, furono gli eserciti turchi che tentarono invadere l'Albania. Io condivido l’opinione del Biemmi perchè non paimi probabile che, a così