— 59 — le stragi ed i saccheggi che Mustafà aveva fatto in Albania, colla restante parte marciò rapidamente su Daina per riprendervi più stretto e gagliardo l’interrotto assedio. Appena giunto, conobbe che il presidio veneto di Scutari, spalleggiato dagli abitanti, aveva sorprese e costrette le sue poche truppe ad abbandonare il posto fortificato di Balesa che era stato da essi distrutto; egli se ne vendicò saccheggiando una gran parte del distretto di Scutari. S’avvicinava l’inverno 1447-48. Scanderbeg raccolse tutti i suoi negli accampamenti attorno a Daina, invano assalita ed inutilmente stretta d’assedio, ed egli meditava forse di abbandonare la difficile impresa, quando la Repubblica Veneta avanzò per la prima proposte di pace, che vennero da lui con premura e lealmente accolte. Brevi furono le trattative; Scanderbeg cedette la sovranità di Daina e suo distretto alla Repubblica Veneta e ricevette in compenso una striscia di territorio lungo il fiume Drin. Ratificato il trattato nel gennaio del 1448, Scanderbeg rientrò colle truppe nei suoi dominii e poco dopo ricevette in Croja una deputazione della Repubblica venuta ad annunziargli che il Senato veneto, come segno di soddisfazione per la conclusa pace e di ammirazione verso il valoroso Scanderbeg, aveva decretato che il di lui nome fosse scritto sul libro d’oro della República. La pace conclusa fra Scanderbeg e la Repubblica Veneta non fu più turbata nell’avvenire, perchè la breve guerra aveva loro dimostrato come fosse più utile.