— 58 — Croja ed era ritornato con notevoli rinforzi a Balesa per riprendere più vigorosamente l’assedio di Daina, quando gli giunge improvvisamente notizia cheMustafà-Pascià aveva passato il confine sopra Ocrida ed invasa l’Albania, da tal parte aperta e priva di difensori, è che avanzava rapidamente in direzione di Croja mettendo a ferro e fuoco il paese. Il momento era difficile, quasi supremo per Scanderbeg, ma egli non si smarrì; lasciò una parte delle sue truppe nel campo di Balesa per osservare Daina ed egli, colla parte più eletta di esse, ritornò sollecitamente nel suo territorio; rientrò nella sua capitale Croja e l’assicurò maggiormente contro ogni tentativo di soprese; raccolse altre truppe e con circa otto mila uomini marciò fiducioso contro il nemico. Il suo apparire produsse, come sempre, effetti portentosi; le popolazioni rianimate lasciarono i luoghi forti ove eransi rifugiate, riguadagnarono le campagne, strinsero da vicino l’esercito di Mustafà-Pascià che fu costretto ad arrestarsi nella sua marcia; tentò intraprendere un’ordinata ritirata e porre in salvo le sue truppe col bottino raccolto, ma non fu più in tempo. Scanderbeg campeggiava ardito contro di lui e lo provocava a battaglia; invano Mustafà cercò evitarla. Scanderbeg lo assali nelle posizioni su cui si era raccolto e gli inflisse una completa sconfitta; pochi turchi sfuggirono. Mustafà stesso con gran numero dei suoi cadde prigione. Scanderbeg non ristette, lanciò una parte delle sue truppe oltre i confini per vendicare sulle terre turche