— 110 — di Scanderbeg e derivato dai feudi posti attorno a Monte Gargano, fra cui evvi la piccola città di Monte Sant’Angelo) si spense l’illustre famiglia dei Castriotto, che tanta influenza esercitò sugli avvenimenti europei del xv secolo e seppe creare all’Albania un periodo storico dei più gloriosi fra quelli di tutte le altre nazioni. Alcuni scrittori, il Duponcet fra questi, vollero fare di Scanderbeg un Ile possente di vasto paese; ma in realtà solo come Capo militare della lega di tutti i Principi albanesi egli esercitava un’estesa autorità su tutta l’Albania. Egli fu un grande guerriero ed un abile capitano, ma non fu un uomo di Stato; negli eserciti turchi, in cui militò fin quasi all’età di qua-rant’anni, rese illustre e glorioso il suo nome tanto da renderlo per eccelse virtù, generosità e bontà d’animo rispettato e temuto dagli amici e dai nemici. Le popolazioni albanesi riposero le loro speranze in lui e, mentre gli porgevauo tributo d’ammirazione e devozione, lo spronavano a porsi a capo di esse per sottrarle al giogo musulmano. E Scanderbeg non smentì la fiducia che era stata riposta in lui e se ne mostrò degno; presentatasi l’occasione opportuna, riconquistò con un abile colpo di mano gli aviti dominii (costituiti dalle città di Croja, Alessio, Durazzo e da quelli altri cantoni che formano il modesto distretto di Croja e che sono tuttora abitati dalla tribù dei Mirditi, di cui era a capo, come già si disse, la famiglia dei Castriotto)»