— 256 — i disagi a volte enormi del viaggiare, i cibi rozzi quanto mai specialmente in quelle magrissime e durissime quaresime senza nessuno indulto, l’alloggio infelicissimo, in mezzo al fumo e agli insetti, con ogni sorta di rumori e, alle volte, di odori, con climi disparatissimi, e questo per 20 anni di seguito e ci si dirà se quella fu vita da sport o di uno che si sottopone a un lento martirio. Il riposo a casa pel P. Pasi era relativamente poca cosa. Non vi è nessun dubbio che egli fu un gigante nel suo spirito, e solo con tal forza potè portare il peso dell’apostolato. Questo suo spirito interiore, questa robustezza poderosa dell’anima si traduceva in un senso di vero e vivo amore di Dio. Dopo la sua Messa spessissimo si fermava in cappella a sentirne un’altra durante la quale recitava le Ore sempre in ginocchio. Quando il cuore è pieno, quel fuoco erompe con impeto dalla bocca e però era di un angelo la sua faccia quando parlava di Gesù Cristo e del suo amore. E però egli avrebbe voluto vedere Gesù Cristo in ogni chiesa, in ogni tabernacolo, e fece quanto poteva fare il suo zelo e la sua carità per provvedere le chiese del tabernacolo e di ciò che fosse più indispensabile a conservare il SS.mo; in questo come pure per procurare ciò che fosse più necessario al culto egli aveva una premura vivissima; anche molte delle immagini dei SS. Cuori di Gesù e di Maria si devono a lui, come si deve a lui la propagazione della divozione al S. Cuore che ormai vive in tutta l’Albania cattolica. Un'altra virtù che nel Padre sgorgava naturalmente dallo impulso eminentemente sociale della religione che lo stringeva con Dio, era l’amore del montanaro o del contadino albanese, del povero soprattutto, di chi soffriva, in una parola del suo fratello, del prossimo. Ciò si manifestava in una straordinaria esuberanza di zelo, nel sacrificio continuo di sè per il bene degli altri. Il P. Genovizzi non esita ad affermare che un tal zelo gli consumò forze, sanità, tutto. « Quindi quel forte suo inveire contro i molti abusi... contro i pubblici disordini (omicidio, usura, furto quasi per professione, concubinato, dare le figlie in ispose ai turchi, prendere nomi turchi, discorsi e scandali di disonestà, ecc....) a certuni,